La sorella di Alessia Pifferi: “Dopo la perizia l’ho vista finalmente seria, prima rideva in tribunale”
"Solo ieri era più seria rispetto ad altre volte perché le altre volte rideva in Tribunale": a dirlo durante la trasmissione Mattino Cinque in onda su Canale Cinque è Viviana Pifferi, sorella di Alessia Pifferi accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi Diana nel luglio 2022. Durante l'udienza di ieri, lunedì 4 marzo, il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha affermato che l'abuso di cui la 38enne ha parlato durante gli incontri con lo psichiatra Elvezio Pirfo – incaricato a svolgere la perizia psichiatrica superpartes sull'imputata – sia falso. Ha aggiunto di avere le prove nero su bianco che la donna sia stata imbeccata su questo elemento.
"Questa cosa dell'abuso anche per me non ha fondamento. L'unica persona che conosciamo noi, che è questo presunto amico arrivato dalla Sicilia, non c'è più. Sta parlando quindi di persone che non possono nemmeno difendersi. Io non ho notato niente. A mia madre non è stato detto nulla. Lei aveva dieci anni, io diciotto quindi vivevamo in casa ancora tutte e due. Se poi il pm ha detto che ha anche prove, ancora meglio. Noi prove fisiche non ne abbiamo, io non ho mai avuto sentore di questa cosa", ha aggiunto.
Ha poi sostenuto che "la vera Alessia" è quella dell'interrogatorio "della lettera che ha scritto a me con parole assurde, fredde e mostruose. Non è l'Alessia del Tribunale. L'ho detto tante volte. Vi posso dire che basta guardarla. Quando risponde in Tribunale è remissiva, diventa tutta rossa perché è controllata, non è lei".
E ricordando le volte in cui ha offerto di aiutarla a badare la piccola, ha affermato: "Le dicevo di lasciarla a me, che ci avrei pensato io. Non avevo alcun problema, se non il fatto che lavoravo. Lei diceva che la bambina era bravissima. Se la portava ovunque. Le dicevo che una bambina così piccola non doveva uscire per ristoranti o conoscere la prima persona che mia sorella conosceva. Sono passata per quella cattiva".
Ha poi raccontato che due mesi prima i fatti le due avevano discusso dopo l'ennesima bugia di Alessia Pifferi: "Ha fatto in modo di litigare con me". "Dopo l'accaduto non ho più parlato con mia sorella. Mi ha mandato quella lettera e basta". La sorella maggiore ha affermato di fare fatica anche a vederla in aula: "Non ha versato una lacrima per quello che è successo. Solo ieri era più seria rispetto ad altre volte perché le altre volte rideva in tribunale. Invece di consigliarle il look, forse un pochino di umiltà. Dire: Ho sbagliato, ho fatto una cazzata o piangere".
Ha poi aggiunto che quando hanno svuotato gli armadi e i mobili nell'appartamento in cui Diana è morta sono stati trovati vestiti con ancora "i cartellini. La roba per la bambina c'era, lei non se ne occupava. I soldi per la bambina mia madre li mandava. Il problema è che li spendeva per lei".
La donna ha ricordato il pomeriggio in cui si è recato in quella casa dopo aver saputo della morte della nipote: "C'erano 45 gradi in quel cortile. Mi stavo sentendo male io, figurati una bambina chiusa dentro casa con le finestre chiuse in un lettino da campeggio che non è come quello normale, ma è profondo e diventa una gabbia. Io ho visto come è stata trovata la bambina. Voglio che mi rimanga in mente quella immagine perché vogliono farla passare per uno sbaglio. È una scelta. Lei al pomeriggio aveva prenotato la macchina per andarsene ancora".