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La sorella della donna morta sull’aerofune: “Anche se avesse avuto un malore, non è possibile cadere così”

La sorella di Ghizlane Moutahir, morta domenica scorsa cadendo dalla zipline di Bema, in Valtellina, è convinta che ci sia stato “qualcosa che non è andato come doveva”.
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"Vogliamo giustizia: anche se mia sorella ha avuto un malore mentre era lassù, mettiamo caso, non è possibile cadere così, sarebbe dovuta restare comunque agganciata". A dirlo è la sorella di Ghizlane Moutahir, la donna di 41 anni morta domenica 5 maggio precipitando dall'aerofune in Valtellina. La famiglia vuole infatti giustizia e infatti la Procura della Repubblica di Sondrio ha già ascoltato i vari testimoni, ma soprattutto ha sequestrati diversi filmati dell'incidente, compresi quelli girato dalle due nipote che si erano lanciate appena prima di Ghizlane, per ricostruire la dinamica dell'incidente.

Intanto che le indagini vanno avanti, però, resta la rabbia e lo sconforto dei familiari, in particolare della sorella maggiore, che in un'intervista a La Repubblica racconta: "Era andata tutta contenta per passare una giornata con i suoi nipoti e non è più tornata. Ha pure pagato per divertirsi, per trascorrere una giornata allegra". E poi insiste: "C’è stato qualcosa che non è andato come doveva".

Questa sembra essere la convinzione  anche dei magistrati sondriesi, guidati dal Procuratore Piero Basilone, che hanno aperto un'indagine, al momento contro ignoti, per omicidio colposo. Il sospetto è che la donna, originaria del Marocco e da tempo viveva a Oliveto Lario, nel Lecchese, possa aver avuto un malore durante il percorso che fa provare l'ebbrezza di sorvolare, anche a cento chilometri orari, la valle di Albaredo. Basta, però, questo per cadere un corpo da un impianto di zipline che ogni anno attira migliaia di turisti?

Oppure, come sostiene la sorella, c'era qualcosa che non andava nell'imbracatura, nel gancio che teneva la carrucola appesa al cavo d'acciaio o in qualsiasi altro elemento dell'impianto di aerofune. È quello che vogliono scoprire gli inquirenti e, per questo, stanno interrogando i carabinieri intervenuti per primi sul posto, i vari testimoni, fra cui i due nipotini della donna. "Per i miei figli lei era come una seconda mamma, da ieri sono un rubinetto di lacrime", racconta la sorella.

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