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Notizie sulla Setta delle Bestie

La setta della bestie era stata denunciata 13 anni fa a Milano: si potevano salvare molte bimbe dagli abusi

La ragazza che nel 2010 denunciò la setta guidata da Gianni Maria Guidi aveva anche segnalato la storia di una bambina di 6 anni violentata e seviziata. Me nessuno riuscì a incastrarli. Quella bambina è Giulia, la donna che nel 2018 ha fatto partire l’indagine della Procura di Novara.
A cura di Olga Mascolo
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"Non sono più riuscita a rifarmi una vita". Sono passati 13 anni da quell'agosto 2010, da quando Michela (nome inventato), oggi più che 50enne, decide di denunciare a Milano gli abusi sessuali subiti all'interno di quella che oggi viene chiamata "setta delle bestie" o "psicosetta di Novara". Si chiama così perché è emersa grazie all'indagine della procura di Novara con la squadra mobile, ma è tutta ambientata a Milano.

La prima denuncia alle Setta delle bestie

Michela parla dopo un percorso di terapia di 10 anni, raccontando di avere trascorso nella setta 9 anni, dal 1989 fino al 1997. Dalla sua denuncia, nel 2010, viene aperto un fascicolo contro ignoti. Così si legge negli atti: "Circa nel 1989 sono entrata a fare parte di una setta a Milano. Qui ho subito un lento e progressivo lavaggio del cervello con abusi e violenze sessuali, praticando riti magici pagani rivolti agli dei,  "feste" per l'equinozio e il solstizio… tutto questo per circa 9 anni".

Michela entra nella setta portata dalla sua psicologa (che verrà segnalata all'ordine degli psicologi e poi verrà archiviata per motivi d'età) da cui va per affrontare la perdita del padre e le violenze sessuali subite da bambina. La psicologa, con lo studio in centro a Milano, oltre a dirle che deve fondersi con la natura e che deve praticare il rebirthing, ovvero "una respirazione circolare con il didgeridoo per rivivere positivamente  le esperienze del passato", le consiglia la "Bottega Celtica" in via Vigevano 14.

Lì lo ieratico Ferruccio, oggi morto, la rimanda alla scuola di danza "Magica" in zona Ticinese a Milano. "Mi dice che qui avrei finalmente potuto esprimere la mia anima con delle attività, senza continuare a sentirmi inutile, depressa".  A quel punto Michela inizia il corso di spada celtica con Claudio Merli (oggi imputato nel processo di Novara), detto "il messere", e capo della sezione "maschile" della setta.

Così Michela viene reclutata. Frequenta a pagamento tutti i corsi della scuola di danza (c'era chi spendeva fino a 3500 euro). Michela dal terzo anno finisce nel gruppo dei prescelti di spada celtica. "Mi fu detto che qualcuno di loro era interessato a me e mi chiesero se accettavo l'invito, in tal caso non dovevo dirlo a nessuno". Intanto Michela continua ad andare in terapia dalla psicologa, che, in base ai racconti della donna, le fa il lavaggio del cervello e soprattutto si assicura che rispetti il patto di segretezza della setta.

Dopo essere entrata nel gruppo, viene iniziata da una delle veterane, detta "Mami". Le mami sono a capo delle covate "cowen", gruppi di sei persone in cui si divideva la setta. "Passai dall'avere una relazione sessuale con la Mami, a subire violenze sessuali legata ad una speciale poltroncina alla quale avevano tolto lo schienale e, bendata, ero abusata (anche con rapporti anali) da più donne o talvolta da uomini".

Giulia poteva essere salvata

Però Michela, dopo 9 anni, trova il coraggio di lasciare il gruppo. Tra i compiti che le venivano affidati c'era quello di fare da baby sitter a una bambina. Racconta così nel suo esposto: "Tra le varie attività che svolgevo c'era anche quella di baby sitter per la figlia di una delle ultime entrate, per darle la possibilità di avere delle serate libere. Ma, quando mi dissero che anche con la bambina di circa 6 o 7 anni avevano iniziato, come in un gioco, con il danzare tutte nude e che giocavano con una frusta che non faceva male fatta apposta per lei, accarezzandola anche nelle parti intime… mi sono ribellata. Qualcosa è scattato”.

Una delle Mami, Emanuela, ex direttrice di banca in corso Sempione, le dice che "la bambina era brava e si divertiva" a fare quelle pratiche, che in un primo momento venivano mascherate con i balli che si facevano in palestra.

Giulia è la stessa bambina che nel 2018, grazie all'associazione "Mai più sole" e all'avvocato Silvia Calzolaro, denuncerà le violenze sessuali da parte della setta delle Bestie, con a capo il "dottore", Gianni Maria Guidi, morto di recente. Grazie alla sua denuncia è partita "L'operazione Dioniso", l'indagine di Novara che ha portato a uno dei più grandi processi In Italia con imputati i partecipanti di una setta.

Inizialmente erano 28 gli imputati, oggi sono 26, ed è attesa per il 24 marzo la deposizione di Giulia. La donna, che oggi ha 38 anni, ha convinto altre vittime della setta a denunciare le violenze sessuali subite quando erano minorenni.

Tornando però al 1997, Michela quando capisce delle violenze sui minori, ricordandosi gli abusi subiti da bambina, esce dalla setta, nonostante le pressioni per farla rientrare. Va in cura e, dopo 13 anni, trova la forza di denunciare, facendo in modo che gli investigatori della mobile di Milano risalgano a Giulia, alla mamma e alla sorella e ai principali partecipanti del gruppo.

Trovano tutto: nomi, nomignoli, indirizzi, personaggi che oggi sono imputati nel processo di Novara. Grazie alla segnalazione di Michela e a un'altra segnalazione del noto psichiatra Luigi Zoja si arriva ad altre due donne. Queste testimoniano, ma nessuna delle due conferma la violenza sui bambini, sebbene una due delle sapesse che però c'erano delle minorenni (l'età delle reclute andava  dai 7 ai 27 anni, età massima).

E una delle due (l'altra è la moglie di un noto cantante) conferma i metodi coercitivi e quindi le violenze. Nel suo racconto agli atti si legge: "In nessuno degli episodi sessuali che ho vissuto all'interno della setta mi sono sentita capace di opporre un rifiuto, perché i riti sessuali tra donne erano considerati riti fondamentali a cui non ci poteva sottrarre. E per quanto riguarda il dottore ogni sua attenzione veniva considerata un grandissimo onore".

L'archiviazione della denuncia

Il fascicolo però viene archiviato. Valeria Dulbecco, capo della mobile di Novara durante l'operazione Dioniso, riferisce che evidentemente non erano state trovate prove sufficienti e che l'indagine a Novara è stata possibile perché partita da una delle vittime che era minorenne all'epoca dei fatti.

Fonti investigative milanesi del tempo però parlano di "riscontri oggettivi" ottenuti durante l'indagine, se non della violenza sui minori, sicuramente delle violenze sessuali sulle donne. E forse con un po' di pazienza si sarebbe arrivati anche alla violenza sui minori, anche in un ambiente così "segreto" come può essere una setta.

E a questo proposito, uno degli investigatori del tempo – se ne occupò la mobile di Milano, diretta da Alessandro Giuliano – oggi dice: "Per me è una spina nel fianco, perché non siamo riusciti a catturare i responsabili".

Il procuratore titolare dell'inchiesta, in base a quanto si legge negli atti, era Pietro Forno, noto per la sua scrupolosa severità. In quella indagine sono state disposte anche le intercettazioni, "non convalidate dal gip", in cui i membri del gruppo "si parlavano facendo le vocine da bambini, dandosi dei nomignoli”.

Proprio così: un mondo fatato, fiabesco, dove ci si chiamava Biri, Cincia, mimi, fatto per incantare i bambini, i minorenni, poi destinati a subire violenze sessuali, da parte del dottore e le sue adepte, all'interno di un mondo a parte, una struttura piramidale, una setta.

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