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La riduzione di mezzi pubblici perché mancano autisti dimostra che Milano è a un punto di non ritorno

Grazie alla qualità dei suoi servizi, Milano ha attirato nel corso dei decenni sempre più lavoratori. Così è diventata sempre più cara, a tal punto che quei lavoratori non possono più permettersi di viverci, provocando una contrazione anche di quei servizi che hanno reso la città così attrattiva.
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La storia di Simone Dominici non è la storia di Simone Dominici. O, almeno, non soltanto. È la storia di tanti dipendenti dell'Azienda dei trasporti milanesi costretti a lasciare il lavoro, l'agognato posto fisso, perché con quello stipendio (che comunque è superiore a 1.500 euro) a Milano non si riesce più a vivere. Non a caso Atm lo scorso novembre ne cercava trecento per provare a colmare, almeno in parte, la carenza di personale. Ma è anche la storia di tanti dipendenti pubblici, che a Milano non ci vogliono più vivere perché, per colpa del carovita, non riescono neanche più a sopravviverci. Mancano insegnanti, che a 39 anni e dopo 15 anni in città sono ancora costretti a condividere casa con coinquilini, e il nuovo presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha spiegato a Fanpage.it come la giustizia all'ombra della Madonnina sia ancora più lenta che nel resto d'Italia perché manca più personale amministrativo che altrove.

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E proprio dalle parole del giudice Roia si capisce perché Milano è a un punto di non ritorno di un circolo vizioso da cui rischia di non uscire. Un punto di non ritorno che è testimoniato, in modo più semplice e immediato per tanti cittadini, dalla storia di Simone Dominici e dei suoi tanti colleghi che stanno abbandonando il trasporto pubblico locale milanese per colpa del carovita. La città è entrata in un vortice che l'ha resa, nel corso dei decenni, così attrattiva da poter alzare così tanto i prezzi da diventare respingente, finendo con il perdere la sua attrattività rappresentata soprattutto dalla qualità dei servizi e delle possibilità che offriva.

Chi si trasferiva a Milano lo faceva (e in gran parte lo fa tuttora) perché nel capoluogo lombardo aveva accesso a possibilità che altrove non trovava: oltre al lavoro, c'erano i mezzi pubblici funzionanti, una sanità che garantiva prestazioni rapide e di qualità e una serie di altri servizi che rendevano (e in parte rendono ancora oggi) la città più efficiente di altre. Questo ha fatto sì che sempre più persone volessero venire a Milano, dall'Italia e non solo. Oltre a un'espansione della città, questo ha via via provocato un innalzamento dei prezzi superiore al resto d'Italia. Il meccanismo era chiaro: "Vuoi venire a Milano? Paga di più, altrimenti ci sono già altri pronti a prendere il tuo posto".

È per questo, ad esempio, che il costo delle case a Milano continua a crescere con una velocità che è più del doppio rispetto anche a quella di Roma. I proprietari di casa, per dirla in modo semplice, potevano aumentare i prezzi quanto volevano perché sapevano che comunque c'era qualcuno disposto a prenderla in affitto o comprarla, perché qui c'era e c'è lavoro, ma anche autobus per arrivarci, ospedali dove curarsi e scuole dove mandare i propri figli. Il problema, però, è che ora i prezzi (non solo delle case) sono arrivati a un livello tale che non risulta più conveniente trasferirsi a Milano.

Non risulta più conveniente innanzitutto per chi, come Simone Dominici, deve guidare l'autobus per portare gli altri a lavoro, per i medici e gli infermieri che devono lavorare negli ospedali e negli ambulatori, per gli insegnanti che devono insegnare nelle scuole e per i cancellieri dei tribunali, come ha detto il presidente Roia. Semplicemente perché, a differenza dei liberi professionisti, non possono aumentare i propri guadagni con l'aumento del costo della vita. E così la fuga da Milano, o quantomeno la mancanza di volontà di trasferirvisi, dei dipendenti sta provocando una contrazione proprio di quei servizi che prima avevano reso la città così attrattiva da permetterle di alzare i prezzi quanto voleva.

Infatti Atm è stata costretta a "rimodulare le corse per mitigare il più possibile le ripercussioni che i turni mancanti hanno sul servizio" e cioè aumentare i tempi d'attesa per i passeggeri. Che sicuramente resteranno, per il momento, migliori di tanti altri posti d'Italia, ma comunque stanno via via peggiorando. E questo risulta ancora più fastidioso per il cittadino che deve comunque spendere più di altrove per vivere in questa città. Allo stesso modo il personale sanitario scarseggia, gli impiegati comunali preferiscono lavorare altrove (Palazzo Marino ha perso circa duemila dipendenti, arrivando perfino a dover ridurre l'orario di apertura al pubblico dell'ufficio anagrafe, un altro servizio che diventa meno efficiente) e così via.

Le riduzione dei servizi porterà sempre più persone a non trovare più conveniente la vita a Milano, a maggior ragione di fronte a prezzi così cari, con la conseguente e inevitabile perdita di attrattività. Il risultato sarà che sempre meno persone vorranno venire a Milano e chi ha aumentato i prezzi, ad esempio, delle case fino all'inverosimile non riuscirà più ad affittarle perché l'offerta sarà maggiore della richiesta. Ma intanto il proprietario avrà comprato quell'immobile, magari con un mutuo, a un prezzo molto alto, convinto di poterci rientrare proprio con un canone di affitto altrettanto alto.

Uno scenario irrealizzabile? No, se si pensa che già nell'ultimo anno accademico gli studenti fuorisede all'Università Statale di Milano sono calati del quattordici per cento e non va molto meglio agli altri atenei milanesi, compresi quelli privati e blasonati. Se Milano non vuole implodere, allora, deve trovare il modo per diventare di nuovo attrattiva e non solo per i grandi fondi speculativi, ma anche per quelle persone che nel corso dei decenni, con il loro lavoro, hanno contribuito a renderla quello che è oggi.

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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