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La Rettrice della Statale Marina Brambilla: “In Italia le donne alla guida di atenei sono ancora poche”

Marina Brambilla, 50 anni, è la prima donna nella storia a guidare l’Università Statale di Milano: “A Milano siamo cinque su otto, ma a livello nazionale le Rettrici sono ancora una minoranza rispetto ai Rettori”, ha detto a Fanpage.it.
A cura di Paolo Giarrusso
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Fino al 30 settembre 2030, è la nuova Rettrice dell'Università Statale di Milano, il prestigioso Ateneo cittadino che conta 60mila studenti, di cui 5mila borsisti e che, con oltre 4 mila dipendenti strutturati, è uno dei più grandi datori di lavoro milanesi.

Lei è Marina Brambilla, 50 anni, Professoressa di Linguistica tedesca, prima donna nella storia a guidare la Statale.

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Professoressa Brambilla, lei, il primo ottobre scorso, ha preso le redini dell'Università degli Studi di Milano, diventando la prima donna Rettrice nella storia della Statale, nell'anno del centenario dell'Ateneo. Un grande orgoglio, insieme a una grande responsabilità…

Certamente un grande orgoglio, perché la Statale è uno degli Atenei più prestigiosi del Paese. Sicuramente anche una grandissima responsabilità. Sono tanti gli impegni che l'Ateneo ha già preso con il personale, con i docenti, ma anche con il suo territorio. Diversi, infatti, i progetti molto importanti finanziati, a livello di istituzioni territoriali e di governo.

Mi riferisco alle nostre nuove sedi; a partire da Campus Mind, fino alle residenze. Però è anche un momento di grande energia e di voglia di mettere a terra tutti questi progetti.

Cinque donne alla guida di altrettanti Atenei cittadini. Cinque su otto. Che cosa significa, questo?

Mi piace pensare che sia un segnale di cambiamento, che poi potrà essere raccolto anche nelle altre regioni d'Italia. Spero che non sia soltanto una contingenza. Mi spiego meglio: a Milano siamo cinque su otto, ma a livello nazionale le Rettrici sono
ancora una minoranza rispetto ai Rettori. Quindi, spero proprio che sia un segnale del fatto che la componente femminile possa dare un contributo ad alto livello, nelle organizzazioni complesse, come sono gli Atenei.

Anche a lei, la stessa domanda rivolta alle altre Rettrici. È finito il tempo in cui, nel suo ruolo, una donna doveva dimostrare qualcosa in più di un uomo, per poter essere all'altezza?

Mah! Forse, non ancora. L'attenzione data all'elezione mia e delle mie colleghe, è un bel segnale, ma significa anche che, comunque, è ancora una notizia che ci sia una Rettrice e non un Rettore. In qualche modo, siamo un po' ancora sotto la lente,
rispetto ai colleghi.

Credo che ci si aspetti da noi un nuovo modo di essere al governo dell'Ateneo. Quindi, forse, ci si aspetta effettivamente di più, ma, insomma, lo prenderemo come un ulteriore stimolo e sfida.

I punti principali del suo programma, quali sono?

I punti principali sono sicuramente il potenziamento della ricerca ma, in particolare, delle persone che, nell'Ateneo, svolgono ricerca. Quindi mi riferisco ai giovani ricercatori, che sono stati proprio l'oggetto del mio primo provvedimento, il 3 ottobre scorso, quando abbiamo bandito 66 nuovi assegni di ricerca.

Poi, le nuove strumentazioni per la ricerca, perché noi ci trasferiamo a Campus Mind, proprio per avere dei laboratori nuovi e all'altezza. Mettere al centro le persone, significa diritto allo studio: quindi, io ho nel programma, come punto centrale, anche quello di più borse di studio e posti nelle residenze.

Grande attenzione, inoltre, al nostro rapporto con la città, in termini di maggiore attenzione al territorio, trasferimento delle conoscenze e quindi anche capacità di disseminare i risultati di quello che in Ateneo studiamo e il frutto delle ricerche. Credo
molto, insomma, nella necessità che gli Atenei lavorino di più con il territorio e sappiano trasferire i risultati della ricerca.

Lei, lunedì 16 settembre, ha ricevuto, allo Iulm, il Premio Alumno dell'Anno 2023-2024, in quanto, nel 1998, si è laureata proprio all'Università Iulm, con 110 e lode, in Lingue e Letterature straniere. Un ricordo di quegli anni da studentessa universitaria.

Io ho scelto il percorso di Lingue e Letterature straniere proprio perché mi piaceva molto l'idea di conoscere altre culture ed altri Paesi. Di quegli anni, ricordo i molti viaggi all'estero, i periodi anche lunghi trascorsi all'estero, sia con il programma Erasmus, ma anche, poi, spesso per fare ricerca. Quindi, ricordo molto positivamente questo contatto con altre lingue e culture e anche le tantissime ore in biblioteca vicino ai colleghi e ai compagni. Insomma, sono stati anni molto belli.

Professoressa Brambilla, chi sono per lei, Rettrice della Statale, i suoi 60 mila studenti? Che cosa rappresentano per lei?

Gli studenti rappresentano per me davvero il motore dell'innovazione dell'Ateneo. Non lo dico per piacere a loro, ma perché vengo da questa esperienza di Prorettrice, nei 6 anni precedenti, per i servizi agli studenti e il diritto allo studio. Ho lavorato, quindi, principalmente, con i ragazzi, le rappresentanze e le associazioni studentesche e devo dire che tante delle cose fatte negli anni scorsi, sono partite proprio dagli studenti stessi.

A volte possono essere stimoli dettati dal dissenso, a volte dalla critica, però tanti dei progetti, compreso il potenziamento del servizio psicologico, lo sportello antiviolenza, l'aumento delle borse di studio, la revisione delle tasse e della relativa tassazione…insomma, tante delle cose a cui ho lavorato negli anni scorsi, sono nate da un dialogo fitto con gli studenti che sono tanti e, proprio per questo, rappresentano davvero un po' anche tutte le idee.

Ci sono studenti che riescono davvero a rappresentare un modo di vedere il mondo universitario diverso, ma poi trovare un equilibrio tra loro, aiuta anche a capire quali sono le esigenze più diffuse.

Cinque prorettrici, sei prorettori. La sua che squadra è?

La mia è una squadra molto bella, che ho presentato ed è fatta di persone che portano soprattutto delle competenze e la voglia di prendersi cura, insieme a me, dell'Ateneo. Oltre ai prorettori e alle prorettrici che rappresentano le missioni più classiche degli Atenei e mi riferisco a didattica, ricerca, internazionalizzazione, ne ho pensato alcuni più specifici, in relazione alla nostra realtà.

Come il prorettore che si dedicherà alla realizzazione di Campus Mind, ma anche quello dedicato ai progetti dell'edilizia, perché sono quasi 50 i cantieri aperti nella Statale su residenze, nuove sedi, aule, biblioteche. C'è poi una prorettrice dedicata alla trasformazione digitale e all'intelligenza artificiale, una trasformazione epocale, anche per gli Atenei.

Quindi, credo di avere composto una squadra di persone molto capaci e volenterose, che si dedicheranno, con me, a questo progetto di innovazione dell'Ateneo.

Professoressa Brambilla, l'Ateneo che dovrà guidare, che cos'è per Milano?

Credo di poter dire, senza peccare di presunzione, che la Statale è da sempre l'Ateneo dei milanesi, l'Ateneo la cui storia è stata molto legata a quella della città. Sappiamo che è nato 100 anni fa dall'idea di Mangiagalli, allora medico ma anche sindaco di
Milano e sulla spinta, proprio, di cittadini milanesi che volevano per il capoluogo lombardo un'Università(Pavia era l'Ateneo della zona).

Quindi, la storia della Statale, quando partì 100 anni fa, su Città Studi, denominazione pensata proprio da Mangiagalli, come luogo per far crescere un quartiere universitario e poi, con la sede centrale, iconica, di Festa del Perdono, che in realtà fu concessa nel dopoguerra, si intreccia con quella di Milano.

Io penso che la Statale, nel dopoguerra, negli anni della contestazione e ancora, poi, negli anni '90, quando si è resa protagonista anche un po' di questo processo di gemmazione(Bicocca e Insubria sono nate da lei), sia stata al centro anche delle politiche d'innovazione degli Atenei e, quindi, credo che anche nei prossimi anni, proprio con le nuove sedi che andiamo a
realizzare su Campus Mind e su Città Studi, che verrà rigenerata con il Campus delle Scienze Sociali e dei Beni Culturali, saremo protagonisti sia di nuove forme d'interazione con la città, ma anche di questa innovazione della didattica e della ricerca.

Credo molto, diciamo, nell'osmosi dell'Ateneo con il resto della città. Tanti i progetti in corso, anche con il Comune di Milano e con la Regione Lombardia, su tematiche che valorizzano anche molto l'inclusione, il volontariato, la capacità d'interagire con il terzo settore…Credo, insomma, veramente, che la Statale sia un Ateneo che sta lavorando molto bene anche nell'interazione con il territorio.

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La competitività di un Ateneo si gioca anche in campo internazionale. L'Università degli Studi è pronta per questa sfida?

Questa è una sfida importantissima. In questi anni, siamo cresciuti nel numero degli studenti internazionali, ma nei prossimi sei anni, sicuramente faremo e dovremo fare grossi passi avanti, perché il contesto di denatalità, comunque, ci interroga sulla necessità di guardare sempre di più all'attività da fuori regione e soprattutto degli studenti internazionali.

Abbiamo una proposta di corsi in inglese piuttosto ampia, ma che credo possa crescere ulteriormente. Soprattutto, dobbiamo migliorare l'aspetto dei servizi e della residenzialità, quindi la possibilità di accogliere nelle residenze gli studenti, perché, chiaramente, lo studente internazionale ha bisogno di servizi di accoglienza per poter trovare da noi soluzioni adatte alle aspettative.

È molto importante l'internazionalizzazione della nostra ricerca e, in tal senso, la nostra presenza nella lega delle università di
ricerca, in Europa, credo che sia un contesto molto significativo per noi, perché la lega lavora sotto stretto contatto con la Commissione Europea nella definizione delle linee di ricerca e siamo l'unico Ateneo italiano ammesso a farne parte.

Quindi, penso di lavorare molto anche in questo contesto, per cercare di realizzare il ruolo dell'Italia in Europa, della Statale in Europa.

Considerato il ruolo che ricopre, è possibile conciliare la vita personale con quella professionale?

Beh, sì, è possibile. Sicuramente complicato. Io ho un figlio di 15 anni, che ha ancora molto bisogno di me, come è giusto e bello che sia. Quindi, è chiaro che la conciliazione vita-lavoro, è il tema credo proprio anche del lavoro femminile, perché le competenze ci sono, ma poi i momenti di difficoltà sono pur sempre legati alla conciliazione tra la vita personale e il lavoro.

Questo è anche un punto su cui io penso di lavorare molto nei prossimi anni, sia per le ricercatrici ma anche per tutto il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario che spesso hanno queste problematiche: conciliare famiglia e vita personale con la professione.

All'Università IULM, il premio Alumno dell'anno 2023-2024, lo ha ricevuto dalle mani del Professor Gianni Canova, ma da novembre, a guidare lo Iulm è la Professoressa Valentina Garavaglia, che era presente. Anche in questo caso, per la prima volta, una donna Rettrice all'Università Iulm. Un suo augurio particolare, professoressa Brambilla, visto anche che in questo Ateneo, lei, si è laureata…

L'augurio a Valentina Garavaglia è particolarmente sentito, anche perché io e la collega abbiamo un destino simile ed incrociato. Io, laureata allo Iulm, sono la Rettrice della Statale, mentre Valentina Garavaglia si è laureata in Statale e poi ha trovato la sua carriera, diventando la Rettrice dello Iulm.

Abbiamo una carriere speculare, siamo tra l'altro vicine come età, quindi il mio augurio a Valentina è, come dicevo, particolarmente sentito, così come auguro ad entrambe noi di collaborare al meglio, perché, poi, il sistema universitario milanese è forte proprio quando riusciamo a collaborare tutti al meglio: università pubbliche, private, grandi, piccole, alcune monotematiche, altre multidisciplinari come la mia. L'importante è fare rete, perché credo che sia molto più forte fare rete tra Atenei milanesi e lombardi, che essere in competizione tra noi.

Quello che auguro alla collega Garavaglia, è appunto di lavorare al meglio insieme e di collaborare su tutte quelle partite su cui, in qualche modo, l'unione si rafforza.

Un'ultima domanda, Professoressa Brambilla. Che cos'è e cosa sarà Mind per voi? Che cosa rappresenta per la Statale?

Mind è davvero un'operazione epocale. È un Campus dove noi andremo a portare tutti i dipartimenti di area scientifica che gravitano su Città Studi, quindi chimica, fisica, bioscienze, farmacia, farmacologia, agraria, scienze della terra, più di 20mila studenti in totale.

Non è un semplice trasloco, perché Mind ci darà la possibilità di avere un Campus moderno, all'altezza dei migliori Campus europei, soprattutto in relazione ai laboratori che saranno tutti nuovi. Diciamo che prevedono una macropiattaforma, dove tutti questi dipartimenti dovranno anche. condividere una parte della strumentazione.

Un modo, quindi, di lavorare diverso rispetto all'organizzazione verticale che adesso ha Città Studi, perché, al momento, sono tutti separati questi dipartimenti. Condivisione, credo sia un tema fondamentale per la Statale, ma anche per chi andrà a Mind. Ecco allora nuove strumentazioni di ricerca, ma anche un contesto di innovazione e ricerca proprio nell'area, nel distretto
Mind, perché proprio lì noi saremo vicini allo Human Technopole, che ha laboratori interessanti anche per noi.

Noi immaginiamo, quindi, sinergìe con loro. C'è poi l'ospedale Nuovo Galeazzi, dove già diversi nostri colleghi di medicina lavorano. Ci saranno diverse aziende, per cui sarà un contesto di ricerca e innovazione, che credo davvero sia unico, a livello
nazionale, per come è stato pensato. Si tratta, insomma, di un'operazione, come dicevo, epocale, sia per le dimensioni economico-finanziarie che per quelle del trasferimento.

Così come cento anni fa, Città Studi era il futuro ed era in periferia e ora è in centro città, Mind è un po' lo stesso tipo di intuizione. Tra cent'anni, molto probabilmente, si racconterà che questa fu un'intuizione visionaria.

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