La replica di Morgan all’accusa di stalking: “Rischio il processo per aver scritto delle poesie”
"A me la violenza non si può associare, sono l'essere più dialogante che esista, mi vuole trascinare in Tribunale perché ho scritto delle poesie?". Replica così Morgan, il cantautore monzese accusato di stalking e diffamazione e che ora rischia il processo dopo il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio: i fatti risalgono al periodo tra il mese di aprile e dicembre dello scorso anno quando il cantante, secondo l'accusa, avrebbe tenuto un comportamento molesto nei confronti di un'altra artista, una cantante prima frontman di un gruppo musicale e ora solista. Da queste accuse però il cantante si difende così: "E' un rapporto che dura dal 2013, una relazione di profondo affetto intimo e artistico, fatta di conversazioni lunghissime, frequentazioni quotidiane e costante interscambio fatto di stima. Poi ci siamo innamorati profondamente, nonostante entrambi fossimo impegnati". Poi il cantautore continua a spiegare la sua versione dei fatti: "Ho preso la difficilissima decisione di comunicare alla madre di mia figlia che volevo stare con un'altra persone, le nostre famiglie sapevano tutto". Tanto che Morgan "ha chiesto anche la sua mano alla madre, che però mi ha risposto che lei avrebbe prima dovuto fare un disco di successo".
Morgan: Per me è una cosa violenta quanto sta succedendo
Un amore non del tutto corrisposto dalla cantante, una donna di 48 anni, che a un certo punto della relazione "è sparita", come tiene a precisare Morgan. Che poi aggiunge: "Perché lei non aveva chiuso la sua relazione e mi ha bloccato ogni tipo di contatto senza alcuna spiegazione" fino a "bloccare amici comuni e persino mia madre". Infine è arrivata la denuncia che, secondo gli avvocati difensori Rossella Gallo e Leonardo Cammarata "racconta di un qualcosa che stalking non è affatto, Marco Castoldi – nome di battesimo di Morgan – non è uno stalker". I legali poi precisano che Morgan ha tentato la strada della riconciliazione tramite gli avvocati, ma poi quel tentativo di pacificazione è finito nella denuncia. "Per me è una cosa violenta quanto sta succedendo – ha concluso Morgan – nonostante ciò non voglio fare la guerra, ho mia figlia a cui pensare, ho solo cercato un dialogo per comprendere". Ora spetterà al giudice per le indagini preliminare se accettare la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero. Intanto però non è stato preso nessun provvedimento cautelare.