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La psicologa di Alessia Pifferi: “La palestra non è un gesto narcisistico, non fa neanche l’ora d’aria”

A Fanpage.it la psicologa Alessandra Bramante spiega cosa succederà ora ad Alessia Pifferi, la donna è stata condannata all’ergastolo perché ritenuta responsabile della morte di stenti della figlia di 18 mesi: “Alessia in carcere non va all’ora d’aria perché è stato in più occasioni insultata e anche aggredita”.
Intervista a Alessandra Bramante
Psicologa
A cura di Giorgia Venturini
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"Non credo che l’ergastolo sia una giusta pena per Alessia. Così come non credo che il carcere sia il luogo adatto per lei". A pochi giorni dalla sentenza all'ergastolo per Alessia Pifferi, la donna condannata per aver abbandonato per sei giorni a casa da sola la figlia di 18 mesi provocandone la morte di stenti, parla la psicologa Alessandra Bramante. La dottoressa è consulente dell'avvocata dalla difesa, Alessia Pontenani. A Fanpage.it la Dottoressa spiega cosa succederà ora ad Alessia Pifferi.

Come sta vivendo Alessia Pifferi questi giorni dopo la sentenza?

Avrei dovuto incontrare giovedì scorso Alessia in carcere per valutare il suo stato di salute attuale ma, per un problema di permessi mi è stato negato l’accesso. Spero di poter tornare in questi giorni. L’ho vista dopo la sentenza era provata, piangeva molto ed era addolorata per il comportamento della famiglia durante il processo. Credo abbia più che mai realizzato di essere completamente sola.

Stava facendo veramente lo sciopero della fame? Capiva cosa significa fare lo sciopero della fame?

La notizia dello sciopero della fame è uscita dal carcere, Alessia sta affrontando un momento depressivo reattivo in seguito alla sentenza e a tutto quello che ha vissuto. Il non mangiare e lasciarsi andare credo sia stata una normale reazione alla fine del processo, non c’è intenzione di scioperare ne tanto meno una strumentalizzazione.

Secondo lei Alessia Pifferi ha pensato in questo modo di farsi del male?

Non credo che Alessia lo abbia fatto con l’intenzione di farsi del male. Le persone che funzionano cognitivamente come Alessia non si suicidano e oltre a ciò lei è in una condizione detentiva che non le permette di farsi del male. Lasciarsi morire sarebbe stata la sola modalità ma da quanto afferma l’avvocata, unica persona ad avere contatti in carcere con Alessia, tale comportando si è già concluso.

Ha detto che farò un'ora al giorno di palestra, potrà aiutarla questa nuova attività? Perché non esce mai dalla sua cella e non fa l'ora d'aria?

Alessia non fa nessuna attività e non va all’ora d’aria perché è stato in più occasioni insultata e anche aggredita quindi ha timore di fare attività comuni con le altre detenute. Certo questa opportunità della palestra è sicuramente qualcosa di utile per lei, per passare il tempo. Dispiace che sia stata subito letta come un gesto narcisistico e frivolo, come dall’inizio viene fatto per questa donna, descritta come "lussuriosa", "diva" e "attrice".

Cosa pensa del comportamento della famiglia di Alessia Pifferi e della richiesta del risarcimento anche durante l'udienza?

Credo che la mamma e la sorella di Alessia, nonna e zia della povera Diana, abbiano tutto il diritto di soffrire ed essere arrabbiate per quello che è successo alla piccola. La storia di Alessia passata e prossima al fatto ci dice però che i segnali erano presenti, tanto che la sorella Viviana racconta più volte di avere contattato gli assistenti sociali perché preoccupata, senza però ricevere aiuto. Questo, così come la storia scolastica e clinica di Alessia, ci fanno capire che i segnali c’erano e la famiglia, così come le istituzioni, hanno fallito in qualcosa.

Quando muore un bambino in questo modo, una bambina che non aveva nemmeno un pediatra, tutti ci dobbiamo mettere una mano sul cuore e capire che cosa non ha funzionato. Questo non vuol dire deresponsabilizzare Alessia. La pena morale e giuridica è solo sua. Ma la responsabilità di non avere protetto Diana non è solo della sua mamma.

Ricordo il padre di Erika che dopo il terribile delitto di Novi Ligure disse che avrebbe perdonato e aspettato la figlia, perché se un figlio commette una così grande atrocità un genitore non può non sentirsi responsabile di avere fallito. Ho seguito numerosi casi di figlicidio ho visto tanti mariti costituirsi parte civile ma mai una madre.

Come si procederà in Appello? Verrà fatta una nuova perizia?

Questo è il lavoro che porterà avanti l’avvocata Pontenani che si è spesa moltissimo per recuperare materiale medico che era fondamentale per conoscere, approfondire e quindi giudicare un caso così complesso e delicato. Credo che una perizia super partes fatta da un collegio peritale sarebbe stata necessaria già in primo grado. Credo sia mancato qualcosa ma confido sul fatto che in Appello sarà fatto tutto il necessario per andare oltre ogni ragionevole dubbio.

Con chi parla in questi giorni Alessia Pifferi in carcere?

Parla con il suo avvocato, con la compagna di cella e credo anche con la psicologa del carcere.

Il carcere, nonostante una condanna all'ergastolo, è la struttura adatta a lei?

Non credo che l’ergastolo sia una giusta pena per Alessia. Così come non credo che il carcere sia il luogo adatto per lei. Come abbiamo sostenuto con il Dott. Garbarini, Alessia non era in grado di capire le conseguenze delle sue azioni. Inoltre la morte di Diana è la conseguenza di una azione omissiva. L’ha abbandonata a casa da sola, la morte è conseguenza di ciò. Nel caso specifico credo che ci sia stato il desiderio di infliggere una pena esemplare per punire un reato, il figlicidio materno, reato che i nostri animi non riusciranno mai ad accettare perché considerato contro natura.

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