La Procura di Milano indaga Amazon e 3 manager per frode fiscale: l’azienda pronta a chiarire
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Amazon e tre top manager del colosso americano sono indagati dalla Procura di Milano per presunta frode fiscale nelle vendite a distanza in Italia nel 2019, 2020 e 2021. Stando a quanto calcolato dalla guardia di finanza di Monza, la cifra contestata è pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro che, in concreto, arriverebbe a 3 miliardi di euro tra sanzioni e interessi da ripagare al fisco. Secondo il pm Elio Ramondini, che coordina le indagini, Amazon avrebbe violato gli obblighi tributari, che spettano a chi vende merce di venditori extraeuropei sul proprio market-place in Italia, non dichiarandone l'identità. La multinazionale di Seattle sarebbe intenzionata a difendere la regolarità del proprio modello di business.
Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, al centro dell'inchiesta della Procura di Milano ci sarebbe proprio l'algoritmo predittivo di Amazon. Stando a quanto emerso dall'analisi compiuta dagli inquirenti attraverso un elaboratore della Sogei (la Società generale d’informatica spa del ministero dell’Economia), più del 70 per cento del volume di vendite online del colosso americano in Italia corrisponderebbe a merci di venditori cinesi.
Tuttavia, per il pm Ramondini, Amazon non avrebbe dichiarato l'identità e i relativi dati all’Agenzia delle Entrate, cosa che avrebbe costretto il venditore extraeuropeo a pagare il 21 per cento di Iva. L'accusa è, dunque, di "dichiarazione fraudolenta". Come comunicato in via formale ad Amazon il 23 dicembre scorso, la guardia di finanza ha stimato una frode fiscale nelle vendite a distanza in Italia nel 2019, 2020 e 2021 pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro.
La multinazionale guidata da Jeff Bezos sostiene che assicurare questo tipo di verifiche su venditori su scala globale sarebbe non praticabile e neanche pensabile. L'azienda di Seattle avrebbe anche fatto notare che nessun altro Paese in Europa abbia sinora sollevato una simile contestazione, sostenendo che le vendite contestate non possono essere considerate "a distanza" poiché quando un consumatore ordina online la merce, questa è già stoccata nei magazzini sul territorio italiano.