La politica ha trasformato i vigli urbani in sceriffi, e ora si stupisce se picchiano coi manganelli
Le immagini di ieri che mostrano una donna transessuale picchiata a Milano con i manganelli pongono l'accento su come, nel corso degli anni, la politica abbia voluto militarizzare la polizia locale. Le competenze amministrative sono sempre più sostituite dalle attività di controllo del territorio proprie di altri corpi di polizia. E per permettere di svolgere queste particolari funzioni, le amministrazioni nazionali, regionali e locali hanno acconsentito a dotare gli agenti di strumenti atti a offendere.
A Milano la decisione di dotare gli agenti di manganelli risale al 2011 quando la giunta era di centro destra ed era guidata dall'allora sindaca Letizia Moratti. Nonostante però Palazzo Marino abbia cambiato guida e nonostante questa sia di centro sinistra, le cose non sembrano essere cambiate. A Milano e in più generale in Lombardia manganelli, spray al peperoncino e in alcuni casi taser accompagnano quotidianamente gli agenti.
Invece di investire sulla prevenzione e sulle attività del terzo settore, la politica – ancora una volta – ha puntato tutto sulla repressione: "Come sindacato, riteniamo che l'agente della polizia locale – ha spiegato a Fanpage.it la segretaria della Fp Cgil Tatiana Cazzaniga – debba svolgere attività che riguardano prettamente la sua sfera di indirizzo. Ci riferiamo a operazioni di viabilità, controllo del territorio, rapporto con i cittadini, presidi e prevenzione piuttosto che repressione o attività di ordine pubblico che sono compiti spesso in capo ad altre forze dell'ordine. Pensiamo che la maggiore sicurezza per il lavoratore sia data dalla possibilità di poter svolgere la propria attività".
La polizia locale (nessuna in realtà) non dovrebbe rivestire il ruolo di sceriffo armato di manganello e taser, ma mettersi all'ascolto delle esigenze del cittadino: "Gli agenti svolgono diverse mansioni di polizia giudiziaria. Nel caso in cui sussistono reati devono poter intervenire, ma in sicurezza e senza svolgere attività che generalmente sono attribuite ad altre polizie. L'attività dell'agente di polizia locale – spiega ancora la segretaria – dovrebbe però anche essere legata al territorio, alla prevenzione e al rapporto con i cittadini".
La polizia locale sta sempre più abbandonando la sua funzione amministrativa a favore di quella repressiva. Gli agenti milanesi, negli ultimi anni per esempio, ricevono una formazione prettamente orientata alla difesa personale: "È una scelta politica che riguarda il modo di interpretare il ruolo dell'agente sul territorio. È una scelta che fa chi amministra. È l'amministrazione che decide se concentrarsi più sulla viabilità, sull'ascolto dei cittadini, sulla verifica dei parchi piuttosto che sugli sgomberi, l'ordine pubblico e la repressione. L’organizzazione è in capo alla amministrazione".
Nessuno sembrerebbe quindi insegnare agli agenti come comportarsi in caso di soggetti fragili. Nelle attività di controllo del territorio sarebbe infatti opportuno che gli agenti venissero assistiti da team multi-disciplinari soprattutto nell'eventualità in cui incontrino persone con patologie psichiche: "Quando un agente si trova di fronte a una persona alterata, con un problema comportamentale che magari è dovuto a patologie psichiche o a un abuso di stupefacenti, non può affrontare tutto questo da solo. Il Comune di Milano ha strumenti per poter mettere in campo tutte le risorse possibili: in questi casi devono intervenire i medici o il personale dell'Agenzia di tutela della salute. È necessario fare una valutazione psichiatrica".
Inoltre dare agli agenti dispositivi atti a offendere senza che questi abbiano un adeguato supporto psicologico può rivelarsi pericoloso: "Riteniamo che l'utilizzo di strumenti che vanno dal distanziatore al taser, siano coercitivi se non sostenuti con una continua formazione e con un supporto psicologico. È necessario che i lavoratori abbiano procedure che puntino alla prevenzione. Non sosteniamo che il vigile urbano debba mettersi in strada senza protezione, ma qualsiasi strumento deve essere adeguato alla attività sul territorio".
A questo si aggiunge la nuova discussione che si è aperta in Parlamento sulla riforma della polizia locale che, attualmente, risponde a una legge del 1986: "Da vent'anni cerchiamo di presentare un progetto insieme alle altre organizzazioni sindacali. Avevamo coinvolto anche tutte le forze politiche per superare la legge dll'86, ma non ci siamo riusciti. Oggi con il nuovo Governo si ricomincia da capo. Ci si sta addirittura confrontando su un eventuale ingresso nelle forze dell'ordine. Ci sono proposte che hanno una deriva sicuritaria e questo ci preoccupa molto, ma lo affronteremo".