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La piccola supercar che accompagna i bimbi in sala operatoria: “così sconfiggiamo la paura”

Un’auto sportiva in miniatura per portare i bimbi in sala operatoria e fargli passare la paura degli interventi. Succede all’ospedale di Varese grazie alla donazione della Onlus Il Ponte del Sorriso.
A cura di Fabio Pellaco
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Salire a bordo di una supercar per vincere la paura del viaggio verso la sala operatoria. Da oggi i bimbi ricoverati all'ospedale Filippo Del Ponte di Varese potranno farlo grazie a una macchina nuova fiammante a disposizione del reparto pediatrico.

A renderlo possibile è stata la Onlus Il Ponte del Sorriso che si occupa di aiutare i piccoli ospiti degli ospedali a migliorare le loro condizioni di degenza. L'associazione ha donato al nosocomio una riproduzione in miniatura di una supercar McLaren. L'automobilina elettrica ha la carrozzeria nera ed è dotata di radio e telecomando per agevolare il tragitto dei pazienti che non riescono a raggiungere i pedali.

Il gioco aiuta i bimbi ad avere meno paura

Per i bambini l'intervento chirurgico è uno dei passaggi più delicati da affrontare all'interno dell'ospedale perché genera un forte stato d'ansia. La possibilità di affiancare il gioco a un momento che nell'immaginazione dei bambini è così spaventoso risulta fondamentale per far diminuire la paura. Nell'approccio all'operazione, i bambini vengono già guidati in un percorso graduale di avvicinamento che parte da una visita personalizzata alla sala operatoria, alla presenza costante dei genitori fino al momento dell'addormentamento prima dell'intervento.

Questa nuovo passo in avanti contribuirà a migliorare "Guidare una potente auto fino alla sala operatoria è un buon modo per tenere la paura sotto controllo – spiega Emanuela Crivellaro, presidente della Fondazione Il Ponte del Sorriso – La McLaren è un mezzo fantastico che consente ai piccoli di superare, attraverso il gioco, quella soglia altrimenti così faticosa da varcare".

La macchinina elettrica sarà solo la prima a entrare all'interno dell'ospedale. La direzione ha confermato l'intenzione di ampliare al più presto il "parco auto" a disposizione dei bimbi ricoverati. "Cerchiamo di dare serenità e bellezza ai bimbi anche nei momenti più difficili, come può capitare quando si è ricoverati in ospedale – sottolinea Massimo Agosti, direttore del Dipartimento materno-infantile di Azienda Socio Sanitaria Territoriale Sette Laghi, di cui il Del Ponte fa parte –. Crediamo che la cura di una persona, a maggior ragione se in crescita, debba avvalersi non solo di farmaci e strumentazioni tecniche, ovvero di scienza, ma anche di empatia e relazione, cioè di cuore".

Un nuovo approccio alle cure dei bimbi in ospedale

L'iniziativa adottata con l'arrivo tra le corsie della supercar fa parte di un progetto più ampio che vuole coinvolgere i piccoli pazienti. "Aiutare i bambini a guarire giocando fa parte della nostra mission ed è la filosofia su cui ci basiamo da sempre – prosegue Crivellaro – Il gioco, in questo caso un'automobile, è lo strumento che permette al giovanissimo paziente di rapportarsi più serenamente con una realtà difficile da comprendere e accettare".

Poter affrontare un momento così delicato come l'operazione attraverso "l'evasione fantastica, restituisce al bambino un grande senso di controllo e un ruolo attivo nella situazione. Questo permette di non sentirsi solo un paziente che si sottopone a medicazioni e terapie, ma di tornare ad essere bambino, capace di affermare la propria voglia di vivere e di accedere alle proprie risorse creative riattivandole per affrontare la situazione e la malattia in generale", spiega Valerio Gentilino, direttore della Chirurgia pediatrica dell'ospedale di Varese.

Negli ultimi decenni si è infatti evoluta un nuovo approccio di cura dei bambini ospedalizzati "che ha portato a una visione sempre più focalizzata sull'integrazione tra competenze cliniche e specialistiche e aspetti psicologici ed emotivi. Questo cambiamento di prospettiva – conclude Gentilino – ha portato a un passaggio cruciale dall'assistenza medico-sanitaria puramente tecnico-assistenziale a un approccio più attento agli aspetti di relazione e all'umanizzazione dell'iter ospedaliero".

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