La notte di follia di Alex Baiocco: “Ubriaco e triste, ho teso il cavo in viale Toscana per sentirmi forte”
"Eravamo in giro di notte, abbiamo iniziato a giocare con quel cavo d'acciaio per fare il salto della corda. Poi a qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legarlo da un lato all’altro della strada". Una "idea stupida" che intorno alle 2.30 dello scorso giovedì 4 gennaio ha rischiato di diventare una trappola mortale (fortunatamente sventata nel giro di pochi minuti dai Carabinieri) per ciclisti, automobilisti e motociclisti di passaggio per viale Toscana, circonvallazione esterna di Milano in zona Bocconi.
Così davanti al gip Domenico Storaro ha parlato Alex Baiocco, uno dei tre responsabili che quella notte ha teso il cavo ad altezza uomo tra le corsie del viale. Il 24enne, inizialmente indiziato per strage, si trova ora recluso nel carcere di San Vittore con l'accusa di blocco stradale aggravato: quella di Baiocco e dei suoi due complici (tra cui Michele Di Rosa, un 18enne che si è appena costituito alla Questura di Monza, e un altro ragazzo ancora ricercato) sarebbe stata secondo il gip "una condotta assurda", sì, "ma senza il fine di uccidere". Il giovane, che ha alle spalle tre ricoveri per problemi psichiatrici, rischia comunque intorno ai 10 anni di carcere.
"Io prima ero a casa triste, con l’umore basso. Ho pensato che uscire con gli amici mi avrebbe fatto bene", spiega durante l'interrogatorio, senza saper fornire ulteriori informazioni sui suoi due compagni: li ha conosciuti sui social, si giustifica, e non conosce nemmeno il loro cognome. L'incontro tra i tre è sotto casa di Alex Baiocco, in Porta Romana. "Quella sera abbiamo bevuto. Avevo una bottiglia che avevo portato da casa, un amaro, e da lì ci siamo spostati in zona Ripamonti. Eravamo ubriachi".
Poi l'idea del cavo. Nata, secondo la sua testimonianza, dal caso. "Vicino ad un cantiere di un edificio che stanno ristrutturando io e i miei amici abbiamo trovato questo cavo d'acciaio e abbiamo iniziato a giocare con questo oggetto per fare il salto della corda", racconta.
Ed ecco la folle trovata. "A qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all’altro della strada. Non ricordo se l’idea è venuta a Michele o Emanuele, non posso escludere che sia venuta a me, ripeto: ero molto ubriaco".
"Era un gioco senza regole, non c’era un’altezza prestabilita alla quale intendevamo mettere il cavo, in generale non c’è stata una programmazione della cosa, ma solo: prendi il cavo e tiralo". E ancora. "Stavo facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici. Quando stendevo il cavo mi sentivo partecipe del gruppo, avevo bisogno di approvazione. Ma in ogni caso l’idea era di capire quanto fosse lungo il cavo, non di bloccare la strada".
Tutto il contrario di quanto sostenuto da Nicola Ricciardelli, il residente che, dopo aver assistito alla scena dalla finestra della camera da letto, ha immediatamente allertato le forze dell'ordine, disinnescando così in tempo quella "ghigliottina" per gli ignari passanti della circonvallazione. "Hanno legato la corda da un lato all'altro di viale Toscana e poi si sono allontanati sghignazzando", le sue parole. "Sono sbucati fuori di nuovo quando una macchina ha preso in pieno il cavo e si è praticamente sfasciata. Mani in tasca, passo tranquillo, se la ridevano. E commentavano: Zio hai visto che botto?".
"Non stava passando nessuno, la strada era vuota, io mi sono solo distratto a guardare il cellulare", la giustificazione del 24enne. "Abbiamo sentito un boato, un’auto era passata danneggiandosi contro il cavo, che si è rotto. L’automobilista si è fermato, tornando indietro per recuperare i pezzi. Sono pentito perché avrei dovuto soccorrerlo".