La ‘ndrangheta minaccia le Olimpiadi invernali 2026 e a Milano manca ancora un protocollo antimafia
Il timore di molti è diventato realtà. Nella città che si è già aggiudicata le prossime Olimpiadi invernali le organizzazioni criminali hanno già messo le mani sugli affari del movimento terra.
Poco importa se mancano ancora quattro anni all'accensione della fiamma olimpica a Milano e a Cortina: i progetti dei nuovi stadi e palazzetti ci sono già. Dunque, il business delle Olimpiadi 2026 è già iniziato da un pezzo.
La ‘ndrangheta lo sa e (ancora una volta purtroppo) non si è fatta attendere. Ma se il crimine continua ad avanzare, i tempi per la stesura del protocollo antimafia ad hoc – il documento che potrebbe impedire presenze scomode all'interno dei cantieri olimpici – sembrano invece rallentati.
Nessun documento oggi è stato fatto firmare dalle aziende già interessate ai lavori delle strutture olimpiche.
Gli affari della ‘ndrangheta nel villaggio olimpico
Ad agire contro l'organizzazione criminale è stata nei giorni scorsi da Direzione distrettuale antimafia di Milano, svelando però l'amara realtà: la società di Pietro Paolo Portolesi, l'autista 53enne tuttofare della ‘ndrangheta, si è infiltrata come "sito di conferimento delle macerie" nei lavori "oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico per i Giochi invernali dell’anno 2026".
I tentacoli della società di movimento terra di Portolesi erano già arrivati ad aggiudicarsi lo smaltimento dei materiali dello scalo ferroviario di Porta Romana, proprio dove tra quattro anni vedremo realizzato parte del villaggio olimpico per i Giochi invernali del 2026.
La ‘ndrangheta – sempre tramite il 53enne – era riuscita ad assicurarsi anche due contratti con il Comune di Buccinasco (Portolesi è originario di Platì la cui locale di ‘ndrangheta è presente proprio nel paese a Sud di Milano) e parte dei lavori per la nuova piattaforma logistica dell’Ortomercato.
Fino a imporre il proprio movimento terra anche nel cantiere della tangenziale di Novara, la To 19/14. Questi primi (e si spera gli ultimi) tentacoli della ‘ndrangheta sugli affari a cinque cerchi sono il risultato di un protocollo antimafia che si fa attendere?
Perché manca un protocollo antimafia sulle Olimpiadi
"Per evitare infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici è necessario potenziare gli uffici della prefettura: devono nel minor tempo possibile dare risposte alle informative antimafia.
Perché ad oggi le White List sono deboli e non può bastare una semplice richiesta di iscrizione per farne parte", spiega così a Fanpage.it David Gentili, membro del Comitato antimafia del Comune di Milano.
L'azienda Legnano Ecoter di Portolesi come ha fatto ad aggiudicarsi i lavori di Porta Romana? O meglio, è nella White List della Prefettura? E se sì, come ci è finita? Cosa manca quindi ancora oggi?
"Manca un protocollo antimafia – spiega ancora Gentili – che impedisca alle imprese vicine alla criminalità organizzata di entrare nei cantieri delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Perché manca? Perché ancora nessuno lo ha gridato ad alta voce".
"Tutti – aggiunge – lo vogliono ma non è ancora stato richiesto espressamente e in modo insistente né dai sindaci di Milano e Cortina né dai presidenti delle due regioni coinvolte. Eppure basterebbe riproporre il protocollo adottato già per Expo, con ovviamente qualche modifica.
"Ma già fare in modo che ogni persona presente in cantiere sia controllata e autorizzata sarebbe un grande passo avanti. Anche i privati possono sottoscriverlo così come è successo per Expo per i Paesi stranieri".
Come sarebbe il protocollo antimafia
Il protocollo antimafia ai tempi di Expo imponeva "l’informazione antimafia generalizzata e per qualsiasi cifra, controllo degli accessi ai cantieri tramite badge settimanale di cantiere, piattaforma informatica sulla quale caricare i dati delle aziende appaltanti e i dati di accesso ai cantieri, obbligo di denuncia di ogni tentativo di estorsione, intimidazione o richiesta di tangenti pena esclusione o commissariamento e accordo tra Polizie locali per controlli puntuali sui camion in uscita dai cantieri", spiega Gentili nel rapporto di Legambiente sulla criminalità ambientale in Lombardia 2022.
Gentili poi spiega che nell'agosto del 2021 la Commissione Antimafia del Comune di Milano aveva ascoltato chi possedeva l’area su cui sorgerà il PalaItalia ovvero Milano Santa Giulia Spa. Allora il proprietario aveva assicurato ogni forma di controllo sia su chi entrava e usciva dal cantiere sia sull’uso sistematico per le categorie più a rischio delle aziende iscritte alla White List della Prefettura.
"Ora, però, parrebbe che Milano Santa Giulia spa abbia formalizzato la cessione dell’area su cui sorgerà il PalaItalia a EVD Milan. Sarà la filiale italiana della CTS Eventim a costruirlo. Tutto vanificato dunque? Come potranno le attenzioni di Milano Santa Giulia spa riverberarsi su EVD Milan? Che certezze abbiamo?", conclude Gentili.
Cosa succede nel caso non ci fosse un protocollo antimafia per le Olimpiadi
In mancanza di un protocollo antimafia ad hoc sulle Olimpiadi invernali necessario diventa il protocollo sottoscritto il 4 agosto 2021 dal Ministero dell'Interno e da ANCE, l'Associazione Nazionale Costruttori Edili: il documento estende le verifiche antimafia anche per le opere private.
Le aziende tenute a sottoscriverlo potranno quindi "stipulare contratti e subcontratti aventi ad oggetto attività ‘a rischio' solo con soggetti iscritti in White List, o in caso di mancata iscrizione, previa verifica della documentazione antimafia liberatoria acquisita dalla BDNA (Banca Dati nazionale Unica per la documentazione Antimafia)".
Ma basterà a Milano il protocollo del 2021 per lasciare fuori dai cantieri la ‘ndrangheta?