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La ‘ndrangheta in Lombardia studiava come guadagnare dal Covid: lo rivelano le intercettazioni

Uno dei figli del reggente della Locale di Pioltello è stato intercettato mentre discuteva con un altro indagato su come lucrare sui morti di Covid-19. In tutto sono 10 le persone arrestate perché ritenute responsabili di vari reati aggravati dalla contestazione di mafiosità.
A cura di Enrico Spaccini
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In televisione stavano passando le immagini delle colonne di mezzi militari che trasportavano le bare dei morti di Covid-19. Erano i mesi più duri della pandemia e mentre tutto il mondo cercava una cura contro il virus, qualcuno studiava come poter lucrare sulla pandemia. Una rete di prestanomi e false fatture, orchestrata dalla Locale (struttura di coordinamento delle ‘ndrine) di Pioltello ed emersa dalle intercettazioni fatte dalla Procura di Milano che oggi, 12 dicembre, hanno portato all'arresto di dieci persone.

L'imposizione del nome della famiglia sul territorio

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile del capoluogo lombardo hanno ricostruito come negli ultimi anni, nonostante fosse appena uscito dal carcere, Cosimo Maiolo aveva ripreso in mano il territorio di Pioltello. Aveva scontato una condanna a 11 anni e 4 mesi e dal 2010 era tornato operativo cercando di imporre il nome della famiglia nonostante fosse sottoposto alla misura di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.

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Con il tempo la Locale era riuscita a sviluppare una capacità organizzativa tale da poter gestire grandi flussi di denaro provenienti da attività illecite. Sono numerosi i casi di imprenditori che hanno deciso di sfruttare i servizi forniti da alcuni degli indagati per lucrare, soprattutto sul costo del lavoro, instaurando rapporti al limite della connivenza.

Il piano per lucrare sul Covid-19

Tutti quei camion e affari da gestire avevano fatto ingolosire uno dei figli del reggente della Locale. Affiliato con la dote di "sgarrista", studiava davanti a quel televisore insieme a un altro indagato un modo per poter guadagnare sulla pelle di chi moriva di Covid.

La struttura dell'affare sarebbe stata sempre quella: sfruttare una società intestata a un prestanome ed emettere fatture false. Un modo di fare già riscontrato in altri casi, alternati a volte solo con sovrafatturazioni o con finte assunzioni di dipendenti nei settori della logistica e dei servizi funerari.

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