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La ‘ndrangheta fa affari con il padel a Milano: “Business infinito, 720mila euro all’anno”

Le intercettazioni della Dda che vedono al centro Marco Molluso, 39enne pregiudicato nipote di due boss di ‘ndrangheta: attraverso le sue società avrebbe messo le mani nella gestione del centro sportivo comunale Lombardia Uno. “Guadagno spropositato, 720mila euro all’anno”.
A cura di Francesca Del Boca
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In una precedente versione dell'articolo compariva un'immagine di repertorio riconducibile alla Zeta Padel Club S.r.l., che però è del tutto estranea alla vicenda.

"Un business infinito questo ca… di padel… per i prossimi 8, 10 anni è tutto a salire". Lo diceva Marco Molluso, 39 anni, l'imprenditore e allenatore di calcio nipote dei boss di ‘ndrangheta emigrati a Buccinasco, intercettato prima dell'arresto ai domiciliari.

L'accusa, quella di gestire nell'ombra, attraverso le sue società, il  centro sportivo comunale Lombardia Uno di via De Nicola alla Barona, a Milano. E di finanziare con denaro proveniente da attività illecite nuovi campi di padel, il gioco simile al tennis che da anni sta facendo impazzire i milanesi: ben 700mila euro investiti nelle nuove costruzioni sportive.

Le intercettazioni (che toccano anche Palazzo Marino)

Sì, perché la padel-mania meneghina ormai rende talmente tanti soldi da far gola a chiunque. Anche alla ‘ndrangheta. Marco Molluso fa i conti al telefono: "Allora, praticamente, ogni ora e mezza ci sono quattro giocatori che pagano 15 euro cadauno, esatto? Sono 60 euro ogni ora e mezza, e si affittano per cinque volte al giorno: quindi, 60 per 5 sono 300 euro al giorno a campo… per 300 giorni, per 8 campi sono 720mila euro". Gli otto campi che adesso sono sotto sequestro. "Escono delle cifre sproporzionate veramente". Davvero un "business infinito".

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