La montagna si muove, rischio frana e tsunami sul lago d’Iseo: “Possibile un’onda anomala”
Il lago d'Iseo è a rischio tsunami. Da ormai qualche giorno sulle sponde bresciane dello specchio d'acqua è scattato l'allarme a causa del movimento, di qualche millimetro al giorno, della frana che potrebbe portare allo staccamento di un'enorme porzione della montagna di oltre un milione e mezzo di metri cubi. Come riportato, pochissimi detriti finirebbero nel lago, ma la quantità sarebbe sufficiente per provocare gravi danni ai Comuni della costa, Montisola su tutti. Per questo motivo tutte le abitazioni del paese sono state evacuate ancora prima di un'ordinanza ufficiale, mentre l'assessore regionale alla Protezione civile Pietro Foroni ha fatto un sopralluogo per valutare la criticità della situazione, dicendo di star aspettando "i due studi dei professionisti incaricati, a partire da quello del professor Nicola Casagli". Fanpage.it ha raggiunto telefonicamente il professor Casagli, presidente dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, per capire meglio i rischi che corrono i cittadini che vivono in prossimità della montagna, nella zona dell'ex miniera Ognoli a Tavernola Bergamasca.
Professore, qual è la situazione sul lago d'Iseo?
La frana continua a muoversi a velocità costante, anche se nelle ultime ore pare esserci un lieve rallentamento, ma è presto per dirlo. Sicuramente, finora, non c'è stata un'accelerazione.
Tra quanto tempo potrebbe venire giù?
Difficile dirlo finché mantiene una velocità costante. Per staccarsi la frana deve accelerare e perdere l'equilibrio, ora per il momento stabile. Ci deve essere un progressivo aumento della velocità che i sistemi monitoraggio coglieranno tempestivamente. Per ora però non ha ancora perso equilibrio.
I cittadini devono avere paura?
Gli edifici e le strade che sono sopra e nelle immediate adiacenze sono già stati interdetti, mentre l'evacuazione delle altre strutture, dirimpettaie ed eventualmente interessate dall'onda anomala, ora non verranno evacuate perché è prematuro. Comunque, la formazione del cosiddetto tsunami non è uno scenario che può essere escluso. Al momento sono in corso due modelli e nelle prossime ore sapremo meglio quali sono i due parametri fondamentali, ovvero la massa dei detriti che potrebbero staccarsi e finire nel lago e la velocità con cui scenderebbe in direzione dell'acqua.
È possibile fare stime approssimate?
No, perché per quanto riguarda la velocità basta una piccolissima variazione per avere onde completamente diverse. Entro qualche giorno di lavoro avremo dei dati certi che ci consentiranno di escludere l'onda o di quantificarla. Solo così sapremo quali edifici dovremo tenere in considerazione.
Ora che livello di allerta c'è?
Al momento siamo in codice giallo: sappiamo che la frana si muove ma poco, quindi possiamo restare tranquilli e continuare a monitorarla. Dovesse accelerare, passeremmo in codice arancione con la preparazione dell'evacuazione delle abitazioni. In caso di codice rosso, procederemmo subito con la medesima per sgombrare le aree interessate e preservare l'incolumità dei residenti.
È una corsa contro il tempo?
No, c'è tempo per predisporre tutto.
In merito alla fragilità geologica italiana, è stato firmato un Manifesto da più di 500 tra i massimi rappresentanti del mondo accademico, scientifico e intellettuale del panorama italiano: "Abbiamo voluto rendere centrale, nel Manifesto, tra le altre cose, la fragilità geologica del nostro territorio, esposto ai pericoli naturali come quello vulcanico, sismico e idrogeologico con alluvioni e frane", si legge nel Manifesto. "Sono questioni strategiche per lo sviluppo sociale ed economico che non possono essere prese in considerazione solo nel post evento e solo per la gestione delle fasi emergenziali e di ricostruzione, ma vanno assolutamente definite in fase di previsione e prevenzione. L’Italia ha una conformazione geologica per la quale le principali pericolosità geologiche si manifestano con una serie di eventi che rappresentano il naturale evolversi e formarsi del paesaggio e dei territorio che abitiamo".