La moglie di Massimo Gentile, condannato come prestanome del boss: “Noi vittime di Messina Denaro”

Massimo Gentile, l'ex dipendente del Comune di Limbiate (Monza e Brianza), è stato condannato a una pena di dieci anni di carcere perché ritenuto colpevole di essere stato il prestanome di Matteo Messina Denaro, l'ex boss di Castelvetrano arrestato il 16 gennaio del 2023 dopo 30 anni di latitanza e morto il 25 settembre successivo.
Secondo l'accusa, Gentile aveva prestato l'identità al boss per acquistare durante la latitanza una moto e un'auto. L'imputato, in carcere dallo scorso marzo e assistito dall'avvocato Antonio Ingroia, si è difeso dicendo che il boss ha rubato la sua identità senza che se ne accorgesse. Il tribunale però ha confermato l’impianto accusatorio. Per questo Ingroia ha ora annunciato di voler fare ricorso in Appello.
"Mio marito è assolutamente estraneo ai fatti e alle accuse. Abbiamo sempre vissuto nel rispetto delle regole e della legalità e lui non ha mai prestato consapevolmente l'identità al criminale, a questo schifoso criminale. Mai", così a Fanpage.it la moglie di Massimo Gentile, Vita Caltagirone.
Suo marito è stato condannato per aver ceduto la sua identità al boss.
Non ha mai ceduto l'identità per l'acquisto dell'auto e della moto. Mio marito aveva smarrito il documento, ovvero la sua carta d'identità, poco prima l'acquisto di questa moto da parte di Messina Denaro. Lo smarrimento era stato denunciato nel 2007. Inoltre, le relative polizze assicurative stipulate per l'acquisto dell'auto sono tutte a nome di mio marito, ma firmate di pugno dal latitante. Come dimostrano le perizie calligrafiche commissionate dalla dottor Ingroia, nostro avvocato.
Conosco bene mio marito ed è una persona che non ha nulla a che vedere con la mafia. Mai lo avrei difeso se avessi avuto il minimo dubbio. Mio marito è vittima di un furto d'identità e spero che questo venga presto a galla.
Secondo l’accusa ci sono prove che incastrano suo marito ovvero i bolli dei veicoli non pagati e una Pec dell’Agenzie delle Entrate inviate a suo marito. Sulla base di queste i giudici lo hanno condannato in primo grado.
Credo che se mio marito fosse stato veramente consapevole, si sarebbe subito prestato a pagare il bollo affinché non venisse nessuno a chiedergli come mai non lo facesse. Per non essere scoperto, credo che chiunque avrebbe subito saldato il debito o avrebbe pagato i bolli, no? Tant'è che mio marito ha aggiornato la residenza per i suoi veicoli ma non lo ha fatto per i veicoli usati da Messina Denaro. Se venivano usati dal latitante perché non li ha aggiornati? Semplicemente perché non lo sapeva prima.
Lei ha mai sentito il nome di Matteo Messina Denaro a casa vostra?
Assolutamente no. Quando Messina Denaro è stato arrestato abbiamo esultato: abbiamo anche pubblicato un post di felicità per l'arresto. Finalmente il mio paese Castelvetrano si liberava da un virus. Spero che la giustizia valuti tutte le alternative possibili, non semplicemente la strada del prestito dell'identità ma anche del furto d'identità. Non esiste una firma a mano di mio marito: colui che vende la moto non dice di averla venduta a mio marito, ma a un trentenne. Molto generico.
Mio marito è vittima di un furto d'identità e spero che questo venga presto a galla. Non solo: mio marito è stato vittima anche in passato di persone vicine ad ambienti mafiosi e ha subito denunciato.
Cosa era successo?
Lui per due anni aveva avuto in gestione un ristorante. Spesso si è trovato in difficoltà: è stato anche picchiato e si è rivolto subito alle forze dell'ordine. Mio marito ha anche avviato una causa contro una famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, causa che ha vinto. Con questo voglio sottolineare che mio marito, se fosse stato veramente il prestanome di Messina Denaro, si sarebbe rivolto al capo mafia del paese, se la sarebbero vista così tra mafiosi. Invece mio marito è andato a denunciarlo e si è sempre rivolto alle forze dell'ordine.
Secondo lei se Matteo Messina Denaro fosse ancora vivo lo scagionerebbe o lo condannerebbe?
Non lo so. Di sicuro io, mio marito e i miei bambini, che stanno al momento soffrendo tanto per per l'assenza del papà, siamo vittime della mafia. Non vogliamo essere vittime dell'antimafia. Io ci metto la faccia non sono mafiosa, non ho sposato un mafioso e spero che questo incubo finisca presto.