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“La Milano di adesso non è che non mi piace, non la capisco. Vorrei più comprensione”: parla Roberto Marelli

Per Roberto Marelli, attore, autore e conduttore radiofonico e televisivo, Milano rappresenta tutto: “Per la mia Milano, vorrei che tornasse un pochino come quando ero giovane. Una Milano con più comprensione. Ora sono tutti più aggressivi e, passami il termine, più incazzosi”, ha raccontato a Fanpage.it.
A cura di Paolo Giarrusso
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Milanese, figlio di una casalinga e di un pittore, grafico e cartellonista  pubblicitario, Roberto Marelli, cresciuto nel quartiere Ticinese, ha una biografia impressionante. Diplomato nel 1961 all'Acting Studio, ha lavorato per il teatro, la televisione, la radio e il cinema, come attore, autore e conduttore radiofonico e televisivo.

Roberto: teatro, televisione, radio e cinema. Che cosa hai amato di più?

Sono in difficoltà nel rispondere. Io sono un attore di teatro di prosa. L’ho amato e lo amo tuttora, ma quel poco di successo, l'ho avuto con la televisione. Prima ero un onesto lavoratore dello spettacolo. Per caso mi hanno scelto per la "situation comedy" Casa Vianello ed è stato un successo.

La ricordi con particolare affetto? E fu amicizia, dentro e fuori dal set, con Raimondo?

Con Raimondo e con Sandra. È stata una bella amicizia. Non hanno mai dato a vedere, con me, di sentirsi superiori. Due persone meravigliose. Io sono entrato come in una famiglia. Ricordo Casa Vianello con particolare affetto. Ringrazierò sempre, poi, Francesco Salvi. Era presente al provino. In precedenza avevo lavorato sei mesi con lui. Evidentemente ha messo una buona parola.

Tra i tanti riconoscimenti che hai ricevuto, ricordiamo l’Ambrogino d’oro nel 1989, conferito dal Comune di Milano. Che cosa significa per un milanese, ricevere il più alto riconoscimento della tua città?

Cosa ti posso dire? Una cosa bellissima. Ti senti ripagato di tante cose che hai fatto. A un certo punto ho optato solo per il "percorso milanese". Ricevere l’Ambrogino d’oro è stato stupendo.

Che cosa c’era nella Milano di una volta che non c’è più ora e che ti manca?

Il pensarla tutti allo stesso modo. Ora è tutto diverso, tutto cambiato. Troppo egoismo e individualismo. Non sono un nostalgico, ma questo spirito popolare che non c’è più, mi manca molto. La Milano di adesso, non è che non mi piace; non la capisco. Non la capisco più. Inoltre, mi sembra fortemente aumentato il livello di insicurezza.

Milano, per Roberto Marelli, che cosa rappresenta?

Qui la risposta è facile. Rappresenta tutto per me, anche se ho vissuto per dieci anni a Roma e ho un po' di nostalgia per quel periodo. Ma Milano per me è davvero tutto. È la mia città. Poi, c’è da dire che sono milanese da sette generazioni.

Un tuo rimpianto per qualcosa che avresti potuto fare e che non hai fatto?

Nessun rimpianto, assolutamente. Ho fatto tutto quello che volevo. Non avrei potuto volere di più. Sono diventato per scelta attore, anziché fare la carriera in marina, sono stato autore, conduttore, ho scritto tredici libri. Meglio di così…

Una volta, forse, essere attore milanese di teatro milanese, era considerato di valore minore. Da un po' di tempo, invece, viene considerato una cosa di massimo livello. È così?

Sì, è proprio così. Io venivo dalle grandi compagnie nazionali. Ho scelto di fare il teatro milanese. Sono stato rimproverato, per questo, da colleghi anche illustri. Ora è un’eccellente scelta. Così gira il mondo…

Un sogno nel cassetto di Roberto Marelli c’è? E qual è? E un desiderio da esprimere per la sua Milano?

Non so. Forse non c’è più niente, nel cassetto. O forse si. Ho fatto tutto ciò che volevo. Vorrei aprire il cassetto e trovare tanta salute per me e mia moglie. Sai, io ho 87 anni e lei 84. Capisci…? Per la mia Milano, vorrei che tornasse un pochino come quando ero giovane. Una Milano con più comprensione. Ora sono tutti più aggressivi e, passami il termine, più incazzosi.

Il Meneghino del Carnevale, da te impersonato per tre edizioni, come saluterebbe?

Ciao Milan. Te voeuri ben.

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