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La mantide di Parabiago

La mantide di Parabiago: “Non volevo uccidere Fabio Ravasio, non sapevo niente del piano”

“Non volevo uccidere Fabio e non sapevo niente del piano per ucciderlo”: a dirlo è stata Adilma Pereira Carneiro, la mantide di Parabiago, accusata di aver pianificato l’omicidio del compagno Fabio Ravasio per ottenerne il patrimonio.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di ieri, lunedì 7 ottobre, si è svolto l'interrogatorio di Adilma Pereira Carneiro, ribattezzata la mantide di Parabiago, davanti al pubblico ministero Ciro Caramore. La donna è accusata di aver pianificato l'omicidio del compagno Fabio Ravasio, che è stato investito a Parabiago (Milano) lo scorso 9 agosto. Inizialmente gli inquirenti credevano che fosse stato travolto da un'auto pirata.

Le indagini hanno permesso di scoprire un altro scenario: Ravasio era stato ucciso. Secondo l'accusa, a guidare l'automobile sarebbero stati il figlio di Carneiro (Igor Benedito, anche lui in carcere) e Marcello Trifone, ex marito della donna. Altri due uomini, Fabio Lavezzo e Mirko Piazza, avrebbero segnalato il momento in cui la vittima stava passando con la sua bicicletta così da permettere agli esecutori di agire.

Ieri, durante l'interrogatorio durato quattro ore, la donna – assistita dall'avvocato Edoardo Lorenzo Rossi – si è difesa dicendo: "Non volevo uccidere Fabio e non sapevo niente del piano per ucciderlo". Ha poi affermato che a pianificare il delitto sarebbe stato Massimo Ferretti. Per gli inquirenti Carneiro e Ferretti avrebbero avuto una relazione. La donna ha però negato qualsiasi rapporto e sostenuto che l'uomo fosse ossessionato da lei. A confermare la sua versione ci sarebbe anche il figlio Igor Benedito.

Per gli inquirenti, invece, la donna avrebbe organizzato un piano per uccidere Ravasio così da poterne ereditare il patrimonio attraverso i figli che sarebbero stati riconosciuti con un certificato falso. Gli investigatori sospettano anche che un altro uomo, Michele Della Malva, con cui Adilma ha avuto tre figli, sarebbe stato avvelenato con un'overdose di cocaina mentre era in permesso premio. La Procura di Busto sta infatti valutando l'invio degli atti alla procura di Milano dove è avvenuto il decesso.

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