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La mamma di Federico Gaibotti, che ha ucciso il padre e poi si è suicidato: “Noi famiglie lasciate sole”

Federico Gaibotti, 30 anni, lo scorso 4 agosto ha ucciso a coltellate il padre Umberto, per poi suicidarsi in carcere una settimana dopo. La mamma Maria Cristina racconta oggi a Corriere Bergamo la sua storia: “La droga aveva trasformato mio figlio, avrebbe potuto uccidere anche me”
A cura di Francesca Del Boca
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"Mi ha salvato la paura verso mio figlio. Me ne sono andata da casa per tre mesi, da giugno ad agosto, rifugiandomi in una struttura protetta perché ho avuto paura di lui. Quel giorno è toccato a Umberto, ma potevo essere io al suo posto". Umberto era il marito di Maria Cristina Ravanelli e soprattutto il padre di Federico Gaibotti, il giovane di 30 anni che il 4 agosto scorso ha ucciso il genitore, nella sua casa di Cavernago (Bergamo), per poi togliersi la vita in carcere una settimana dopo.

La tossicodipendenza di Federico: "La droga lo aveva trasformato"

Oggi, a Corriere Bergamo, parla la mamma Maria Cristina. Raccontando il dramma di una tossicodipendenza che ormai aveva reso irriconoscibile il figlio, facendo vivere blindati nel terrore e nel dolore i due genitori. "Mio figlio Federico aveva le capacità e gli strumenti per fare quello che voleva. Era intelligente, lavoratore, preciso, dolce, educato, con carattere. Si era aperto il negozio di tatuaggi a Martinengo, aveva fatto tutto da solo", le sue parole.

Poi, a un certo punto, succede qualcosa. La cocaina, il crack, le comunità di recupero, le ossessioni e le paranoie. I soldi e i gioielli di famiglia che spariscono, le richieste sempre incessanti di denaro. Le minacce e le botte ai genitori spaventati e impotenti. Il 30enne, a luglio, era stato condannato a sei mesi con la condizionale per tentata violazione di domicilio nei confronti della madre, resistenza e lesioni ai carabinieri.

"Io e il mio ex marito eravamo rimasti uniti nell’ultimo anno, sempre in contatto per Federico. Ma questi ragazzi ti prosciugano, in tutti i sensi. In due anni ho speso 25 mila euro. Se ci fosse stata la pillola magica per guarirlo, mi sarei anche indebitata pur di salvarlo". Ma non si torna più indietro. "Federico, con i suoi fantasmi, era finito in un pozzo nero senza luce".

L'omicidio del padre

Fino al 4 agosto di quest'anno. Dopo l'omicidio del padre, avvenuto al termine di una lite, agli inquirenti che lo interrogano spiega di aver agito per saldare un debito di droga e, in seguito, porre fine alla sua vita. Il padre tenta di fermarlo, anche con la forza. "Avevo un debito di 200 euro, poi volevo farla finita", le sue parole durante l'interrogatorio. Non è la prima discussione con il genitore, che una volta, durante una colluttazione con il figlio, riporta una frattura alle costole. Stavolta, viene colpito con almeno sei coltellate. 

In carcere, una settimana dopo, Federico metterà in atto il suo proposito. "È stato devastante, devastante". 

"Noi famiglie lasciate da sole"

"Lo scriva che noi famiglie siamo sole, impotenti", conclude la donna. "È come pensare di scalare l’Himalaya senza bombola d’ossigeno. Fai tutto quello che puoi: vai al Sert, contatti le comunità ma devi anche fare i conti con le trafile e le lunghe attese, lo porti al Pronto soccorso se sta male, in psichiatria, chiami i Carabinieri, lo denunci, vai a prenderlo se ti chiamano anche nel cuore della notte, non lo vuoi più in casa e poi lo riprendi perché ci speri, è tuo figlio. Ma alla fine noi famiglie siamo sole con i loro mostri, e siamo stremate".

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