La mamma della 13enne morta dopo lo schianto a 150 km/h: “Me l’hanno portata via, chi ha sbagliato deve pagare”
È l'alba di venerdì 5 gennaio quando, lungo la Statale 36 di Abbadia Lariana (Lecco), una Bmw si schianta contro i parapetti in cemento a lato della carreggiata. A bordo tre ragazzi: una 13enne, deceduta sei giorni dopo lo schianto all'ospedale Manzoni di Lecco, un 22enne alla guida dell'auto e un 19enne, entrambi illesi.
In seguito alla morta della ragazza i genitori hanno deciso di sporgere querela contro entrambi i ragazzi a bordo della vettura per sottrazione di minore. Adesso, a una settimana dalla morte della figlia, la madre ha deciso di raccontarsi e di parlare pubblicamente per la prima volta. "Sono una madre single, un'operaia che lavora in fabbrica, fuori città. Mi sveglio la mattina alle 7 e rientro a casa dodici ore dopo. Così ho fatto anche quel giorno", ha raccontato a Il Corriere della Sera.
Prosegue tornando al giorno dell'incidente, racconta di aver accompagnato la figlia a scuola, come ogni giorno, e al rientro di averla portata al McDonald’s a cenare prima di tornare a casa. L'ultima volta che ha visto la figlia era "in camera sua, nel letto. Sembrava addormentata. Le ho dato il bacio della buonanotte, come sempre. Tutto normale fino alle 7 del mattino dopo, quando mi chiamano dall’ospedale, mentre stavo bevendo il caffè. Mi dicono che mia figlia ha avuto un incidente. Penso: “No, non può essere vero”. Sono corsa in camera e non l’ho trovata. E lì, a quel punto, tutto è crollato", ha raccontato.
In seguito allo schianto, la ragazzina è deceduta nel pomeriggio di giovedì 16 gennaio, dopo sei giorni di ricovero nel reparto di Neurorianimazione dell'ospedale Manzoni di Lecco. Come ha raccontato a Fanpage.it l'avvocato difensore della madre, Marcello Perillo, in seguito alla morte della figlia la mamma ha deciso di sporgere querela contro entrambi i ragazzi maggiorenni a bordo della vettura per sottrazione di minore in seguito a dei messaggi ritrovati sul telefono della ragazza.
"Le chat dimostrano che l’hanno convinta a uscire, quella notte, con la scusa di doverle restituire un paio di scarpe. Ovviamente sono allegate alla denuncia. Mi chiedo, poi, come mai chi guidava ha ancora la patente. Loro sono liberi, mia figlia me l’hanno portata via. Chi ha sbagliato deve pagare", sono le parole della mamma nell'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera.
Quando le viene chiesto se conoscesse i ragazzi risponde di sì. "Frequentavano la zona in cui si riunisce la comitiva di mia figlia. Si atteggiavano da bulletti, tra mamme ne avevamo parlato. Io le dicevo di lasciar stare. Lo ripeto, l’hanno convinta a scappare di casa. Poi li ho visti quella mattina in pronto soccorso, ho chiesto se c’entrassero qualcosa. Mi hanno detto che avevano “preso la ghiaia”", racconta.
Conclude così: "Non c’erano segreti tra noi. In fondo era ancora una bambina, spesso dormivamo insieme nel lettone. Voleva fare quella già grande, come tante alla sua età, ma era una ragazzina dolcissima".