La lettera di Fabrizio Corona in diretta tv: “Sono pronto a morire per i miei diritti”
"Sono pronto a morire per i miei diritti. Nulla era premeditato". È solo una parte della lettera di Fabrizio Corona letta questa sera al programma tv "Non è l'arena" condotto da Massimo Giletti. L'ex paparazzo scrive dal reparto di Psichiatria dell'ospedale Niguarda di Milano dove è ricoverato dopo che si è ferito a un braccio appena saputo della revoca dei domiciliari decisa dal Tribunale di Sorveglianza e dopo aver postato un video in cui si rivolgeva ai magistrati con parole pesanti, tanto che il procuratore generale ha fatto scattare una querela. Una volta ricoverato poi Corona ha iniziato lo sciopero della fame. "Massimo devi sapere (si rivolge al conduttore Corona) quando mi sono tagliato il braccio non ho provato dolore, neanche quando ho rotto il vetro dell'ambulanza. Le braccia insanguinate, non avevo dolore e paura. Non mi interessava il rischio della morte", aggiunge Corona nella lettera.
La lettera di Fabrizio Corona dall'ospedale
Massimo Giletti poi legge tutta la lettera di Fabrizio Corona: "Dite che sto male. Voglio che sappiano quello che mi è successo. Ho chiesto di andare in bagno a fumare: mi hanno dato un accendino. Sono controllato a vista. Mi sono seduto sul wc a dorso nudo: ho visto la ferita sul mio braccio che mi sono provocato pugnalandomi con una biro". E ancora: "A quel punto scatta qualcosa nel mio cervello. Sono da solo. Mi avvicino la bocca alla ferita, riesco ad afferrare i punti della ferita. Riesco a romperli. Schizza il sangue ovunque. Assaporo uno strano sapore, mi piace. Sono convinto che nella ferita ci siano i pezzi di vetro del finestrino dell'ambulanza che ho rotto". Poi continua: "Cinque infermieri entrano in bagno, vedono che sto mangiando il mio braccio. Mi rendo conto che sono uno psicopatico nel reparto di Psichiatria. Da qui non posso uscire, c'è una grande finestra dove entra luce. Durante il giorno bevo solo acqua e caffè d'orzo. Mi sono rasato i capelli, e quando mi taglio i capelli vuol dire guerra". E poi conclude: "Massimo devi sapere che quando mi sono maciullato il braccio non ho sentito nulla. Sono pronto a morire per i miei diritti".
La Cassazione conferma altri 9 mesi di carcere a Corona
Le cattive notizie per Corona però non sono finite con la revoca ai domiciliari: la Corte di Cassazione ha deciso che l'ex fotografo dovrà scontare di nuovo i nove mesi di carcere che aveva scontato in affidamento terapeutico tra febbraio e novembre 2018. Pronto a far ricorso sia contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza che della Corte di Cassazione è lo storico legale difensore Ivano Chiesa: "Ha fatto 5 anni e mezzo di carcere, ha avuto pene che tutti hanno giudicato spropositate: è proprio il caso di fargli fare 9 mesi di carcere che ha già scontato in affidamento?", ha commentato l'avvocato a Fanpage.it la decisione dei giudici. E ancora: "Fabrizio viene considerato un personaggio pubblico quando fa comodo, come in questo caso in cui i giornali possono scrivere prima notizie che non sarebbero dovute comparire sui media, poi però quando si tratta di proibirgli l'uso dei social network non si tiene conto di questo aspetto, anche se lui li usa per questioni lavorative". Con al nuova decisione della Cassazione così il fine pena adesso si sposta avanti, nel 2024, è infatti già in condizioni psicofisiche precarie.
Intanto preoccupano le condizioni di Corona. La madre Gabriella Privitera dopo avergli fatto visita ha precisato: "È molto dimagrito. Ho provato a convincerlo a prendere almeno un po' di zucchero, ma non vuole niente. Non si aspettava la decisione della Cassazione. Si sente vittima di un'ingiustizia e di accanimento: quei mesi li ha scontati".