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La guerra tra Russia e Ucraina aggrava la crisi degli allevatori: “Bollette da 7.000 euro al bimestre”

Prezzi alle stelle, guadagno esiguo. Gli agricoltori e gli allevatori lombardi fanno sempre più fatica a tenere aperto e gestire le loro attività. Fanpage.it ne ha parlato con uno di loro.
A cura di Filippo M. Capra
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Dopo due anni di pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina per mano della Russia, che ha portato a pesanti sanzioni contro la nazione di Putin che potranno avere ricadute anche sull'Italia per l'aumento dei costi del gas, gli agricoltori lombardi sono in ginocchio. Fanpage.it ha raggiunto Matteo Foi, produttore di latte di Abbiategrasso, che ha spiegato quali sono le principali criticità del settore, abbandonato a se stesso da ormai due anni.

Qual è la sensazione di questi tempi? 

Siamo tutti un po' preoccupati perché si fa fatica ad andare avanti. I costi dei concimi e dei fertilizzanti sono raddoppiati o triplicati e noi vendiamo il latte allo stesso prezzo.

Il costo del latte per i clienti è aumentato?

Sì, di circa 20 o 30 centesimi ma i nuovi ricavi non sono stati ridistribuiti. In più c'è stato un innalzamento del costo delle materie prime ed è un problema che riguarda tutti i settori.

Quali le spese più onerose?

La corrente elettrica, ma anche il gas. Noi compriamo la corrente per far funzionare i nostri impianti che permettono il  mantenimento degli animali e il benessere per chi lavora. Abbiamo 28 posti in mungitura, utilizzata due volte al giorno a distanza di 12 ore. Ad esempio la mezza mungitura viene mantenuta a quattro gradi. Il latte esce dalla mucca con una gradazione intorno ai 37-38 gradi e deve scendere quanto prima a quattro. È una operazione onerosa dal punto di vista energivoro.

Quanto vengono le bollette?

Il costo della corrente rispetto all'anno scorso è raddoppiato. Il gasolio è aumentato così come il prezzo delle materie prime come soia e nuclei proteici. All'ingrosso prima le pagavamo35 euro al quintale, ora siamo a 55 euro. I costi non sono stati seguiti da un adeguamento.

E il guadagno di quanto è sceso?

Non si fa margine, si fanno perdite in questo momento.

Cosa chiedete?

Il minimo di dignità di sopravvivenza. Lavoriamo 365 giorni all'anno senza sabati e domeniche, in pandemia non ci siamo mai fermati.

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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