Le regole del "gioco della sedia" di Regione Lombardia sono state decise a Roma. Qui il presidente Attilio Fontana è stato accolto ieri dai più influenti leader nazionali dei partiti di centrodestra per decidere chi comanderà al Pirellone. Così funziona la politica? Non quella lombarda che da anni porta avanti la battaglia sull'autonomia, tanto che solo pochi giorni fa – in campagna elettorale e non – la Lega ha parlato di "questione federalista". O almeno così ci avevano fatto credere. Ma mai nessuno ha tenuto a precisare che questa autonomia dovrà essere gestita da una giunta accordata e decisa dalle segreterie nazionali, da persone che in Lombardia hanno forse solo trascorso qualche giornata sulla neve.
Che questa gita romana sia servita a distribuire competenze e poltrone tra Lombardia e Lazio, dal momento che anche nella regione della capitale devono essere ancora assegnate le poltrone della giunta Rocca? Non basta decidere infatti quanti assessorati si aggiudicherà ciascun partito di centrodestra nelle singole regioni, ma i conti sul tavolo si stanno facendo anche tenendo conto di altre giunte e di altre politiche.
Toto nomi a parte, una cosa è certa: a decidere le sorti di Lazio e Lombardia sono i leader nazionali. Ecco quindi che i destini di queste due regioni non sono mai stati così vicini. Ma come funziona? I favori che non si riescono a ricambiare nel Lazio vengono compensati da altre scelte lombarde? O meglio, il partito che rinuncia a una poltrona sotto al Colosseo lo guadagna sotto alla Madonnina?
Il gioco della sedia (o meglio delle poltrone) sta per finire. Ma almeno risparmiate ai lombardi la tiritera sull'autonomia se il match tra Palazzo della Regione e Palazzo Chigi si basa sul tiro alla fune. E, anche se i nomi saranno sicuramente "super lombardi", in campagna elettorale, tra un discorso sul federalismo e l'altro, andava precisato che a decidere la formazione non sarebbero stati i lombardi.