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La fuga degli infermieri italiani verso la Finlandia: “Stipendi di 3mila euro e affitti agevolati”

È la Scandinavia la nuova terra promessa di tanti infermieri italiani, nati e formati sul territorio nazionale per poi essere costretti a emigrare verso il Nord Europa in cerca di una qualità della vita migliore. “Qui il doppio degli stipendi, supporti e prospettive di carriera che da noi sono solo un sogno”
A cura di Francesca Del Boca
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Immagine di repertorio
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Dopo la Svizzera, è il turno della Scandinavia. È questa la nuova terra promessa di tanti infermieri italiani, nati e formati sul territorio nazionale per poi essere costretti a emigrare verso il Nord Europa in cerca di una qualità della vita migliore: "Cosa offrono questi Paesi? Stipendi che sono il doppio dei nostri e prospettive ben diverse, cambiamenti radicali per un giovane infermiere o per un laureato in ostetricia, magari forti anche di un master di specializzazione e anche con esperienza sul campo, che equivalgono a una reale crescita professionale", è la denuncia del sindacato Infermieri Italiani Nursing Up.

L'ultima frontiera per i sanitari del Belpaese, stufo di mancati riconoscimenti economici e di orari sempre più estenuanti? Si tratta della Finlandia. "Lontano da casa? Un clima differente? Poco importa. Qui la rete Eures (EURopean Employment Services) cerca in questo momento altri 25 infermieri da impegnare nella rete ospedaliera finlandes, e da nostre indagini al primo posto ci sono i professionisti di casa nostra".

E ancora."Stipendi intorno ai 3mila euro, supporto sugli alloggi, corsi di lingua gratuiti per 9 mesi per un indispensabile inserimento sociale e culturale, oltre che un efficace approccio con il paziente locale. Qualità della vita elevata, ospedali efficienti e organizzati. Pensate davvero che in Scandinavia un paziente o un suo parente possano prendere a pugni un infermiere? La risposta è tristemente scontata", sempre il sindacato.

"Secondo voi a che livello può essere considerata, ad oggi, la qualità della vita di un infermiere italiano, con lo stipendio tra i più bassi d’Europa, i turni massacranti e le botte e le minacce nelle corsie, nonché il tempo da dedicare ai propri cari che si assottiglia sempre di più?", la conclusione. "Non è forse paradossale che la politica fatichi a comprendere che questa realtà sanitaria è in crisi profonda, e che senza una svolta per i professionisti dell’assistenza finirà con l’offrire sempre meno garanzie di tutela per la salute dei cittadini?".

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