La figlia dell’evaso Massimo Riella, fuggito nei boschi: “È una testa calda, ma a suo modo un bravo padre”
Da ormai quasi un mese un uomo, il 47enne Massimo Riella, vive come un fuggitivo nei boschi sul lago di Como. Lo scorso 12 marzo Riella è evaso durante una visita alla tomba della madre nel cimitero di Brenzio, piccolo paese e frazione del comune di Gravedona ed Uniti, i cui abitanti secondo la famiglia dell'uomo lo starebbero in qualche modo aiutando. L'altro giorno era stato il padre del fuggitivo a ipotizzare che il figlio possa ricevere aiuto dai residenti del posto, adesso la stessa ipotesi è rilanciata, sul "Corriere della sera", dalla figlia Silvia: "Per forza che gli stanno dando un aiuto", dice la ragazza, 20 anni, a proposito dell'idea quasi "romantica" ma inverosimile che il padre stia vivendo come un eremita tra i boschi, procurandosi da solo il cibo necessario. "Star da solo non gli piace – aggiunge la figlia – è l’esatto contrario dell’eremita di montagna".
Massimo Riella ha avuto la figlia Silvia dal suo primo matrimonio, poi finito. L'uomo ha anche altre due figlie piccole avute da un'altra compagna, con la quale però la relazione sentimentale sarebbe finita un anno fa. "A suo modo è un bravo padre", dice Silvia a proposito delle capacità genitoriali dell'uomo. Sulla pagina Facebook della ragazza compare anche una vecchia foto che ritrae padre e figlia assieme, con un commento lapidario: "Nessuna descrizione, solo un semplice mi manchi". Commento al quale il padre, tre anni fa, aveva risposto così: "Ti amo".
La figlia: Non è tipo da entrare nelle case degli anziani e rubar loro soldi
Tutti i famigliari del 47enne, interpellati, hanno avanzato dubbi sulla rapina a due anziani che è il motivo per il quale Massimo si trovava in carcere. "Ne ha combinate parecchie. Ma parecchie proprio – dice la figlia Silvia -. Però no, nel caso specifico non è tipo da entrare nelle case degli anziani e rubar loro i soldi". L'uomo ritiene di essere stato incastrato e che il vero autore della rapina sia libero. E, dato che tutti non negano che sia una "testa calda", il timore è che il 47enne possa farsi giustizia da solo. D'altronde un'altra delle sue "qualità" è la testardaggine: "Se è convinto di una cosa, non c’è verso di farlo tornare indietro", chiosa la figlia Silvia. Ed è dunque difficile pensare che il padre, nonostante gli appelli dei famigliari, possa tornare davanti al carcere per riconsegnarsi alla giustizia. La sua latitanza tra i boschi, o forse tra le case di compaesani amici, è destinata dunque a proseguire.