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La donna sospettata per la strage di via Palestro: “Non ero a Milano”

Rosa Belotti, la 57enne finita ora nelle indagini della strage di mafia di via Palestro a Milano del 1993, nega qualsiasi coinvolgimento: “Non ucciderei neanche una cimice”.
A cura di Giorgia Venturini
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"Quel giorno non ero a Milano, sono tutte falsità. Avevo una figlia piccola. Non ucciderei neanche una cimice. Non si può rovinare così la vita di una persona". A parlare, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, è Rosa Belotti, la 57enne finita ora nelle indagini della strage di mafia di via Palestro a Milano del 1993. Fino a pochi giorni fa la bergamasca di Albano Sant'Alessandro non era mai comparsa nell'inchiesta della Procura di Firenze. Nelle indagini non era finito neanche il marito Rocco Di Lorenzo, 65 anni, che ha scontato una condanna in appello a 11 anni per estorsione considerato dagli inquirenti poi tra i personaggi più vicini al clan camorristico "La Torre" di Mondragone.

La strage di via Palestro il 27 luglio del 1993

Ora mercoledì mattina la donna è stata perquisita dai carabinieri del Ros: Rosa Belotti è accusata di essere coinvolta nell'esecuzione materiale di quello che accadde il 27 luglio 1993, in cui persero la vita i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina. Una delle stragi di mafia del 1993: la notte tra il 26 e il 27 maggio Cosa Nostra fece esplodere un'autobomba in via dei Georgofili a Firenze. L'anno successivo, il 23 gennaio del 1994, allo stadio Olimpico di Roma fallì l'ennesimo attentato di Cosa Nostra. Firenze, Milano e Roma arrivarono qualche mese dopo la strage di Capaci e di via D'Amelio. Il tempo consegnerà alla giustizia i mandanti della strage: Cosimo Lo Nigro, Pietro Carra e il pentito Gaspare Spatuzza, colui che rivelò i retroscena delle stragi. Tutti fedelissimi dei fratelli Graviano, storica famiglia di mafia di Brancaccio, quartiere di Palermo. Quello che mancava per gli inquirenti invece è il nome dell'esecutore materiale, ovvero chi era alla guida della Fiat Uno carica di esplosivo.

L'identikit di una donna al volante

Più volte nelle indagini era emersa la possibile presenza di una "donna dei misteri", una ragazza che sarebbe stata vista da alcuni testimoni in occasione delle stragi a Milano e Firenze. A chiamare in causa Rosa Belotti nell'attentato di via Palestro sarebbe stato il testimone oculare che contribuì all'identikit dell'indagata. Identikit che è stato poi incrociato con una foto trovata nel lontano 1993 ad Alcamo, in Sicilia. Il testimone ha riconosciuto in quella foto la donna che vide alla guida della Fiat Uno. Il super testimone delle stragi Gaspare Spatuzza non aveva però mai parlato di una donna, mentre con le sue testimonianze inchiodarono Filippo Marcello Tutino, anche lui di Brancaccio: per lui scattarono le manette con l'accusa di aver fornito l'appoggio logistico al gruppo di fuoco a Milano. Ore le accuse a Rosa Belotti che si difende negando il suo coinvolgimento nella strage: intanto il suo avvocato, contattato da Fanpage.it, ha fatto sapere di non rilasciare nessuna dichiarazione prima dell'interrogatorio in Procura, fissato molto probabilmente giovedì.

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