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La donna sospettata per la strage di via Palestro: “In quella foto sono io, ma non c’entro”

Rosa Belotti, la donna sospettata di aver guidato l’auto poi esplosa in via Palestro a Milano nel 1993, è stata a lungo interrogata in Procura a Firenze. Ha detto di riconoscersi nella fotografia, incrociata poi con l’identikit della presunta responsabile, ma di non c’entrare nulla con la strage.
A cura di Ilaria Quattrone
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Un interrogatorio durato tre ore: nella mattinata di ieri, giovedì 10 marzo, alla Procura di Firenze è stata ascoltata Rosa Belotti. La 57enne – che è residente ad Albano Sant'Alessandro, in provincia di Bergamo – è ritenuta coinvolta nell'esecuzione materiale della strage di via Palestro a Milano del 1993 dove morirono cinque persone. Durante le perquisizioni di una villa di Alcamo, in Sicilia, avvenuta sempre nello stesso anno è stata ritrovata una fotografia di una donna bionda.

L'identikit
L'identikit

"Non c'entro nulla con la strage"

Immagine incrociata poi con un identikit e molto somigliante a quest'ultimo. Sulla base di quanto riportato dal quotidiano "Il Corriere della Sera", la donna – che è ritenuta la presunta autista della Fiat Uno, imbottita con dell'esplosivo, e poi saltata in aria – ha detto agli inquirenti di riconoscersi nella fotografia. Dopo questa conferma, ha però aggiunto di non c'entrare nulla con la tragedia. La donna, assistita dall'avvocato Emilio Tanfulla, ha anche detto di non essere coinvolta nell'arsenale trovato ad Alcamo.

Via Palestro dopo la strage mafiosa
Via Palestro dopo la strage mafiosa

La donna non avrebbe fornito un alibi

La 57enne è sposata con Rocco Di Lorenzo, pregiudicato coinvolto – insieme alla moglie – in un'indagine su un traffico di cocaina partito dalla Campania proprio negli anni '90. Un anno prima della strage, il 4 luglio 1992, la coppia era stata arrestata: l'uomo – che attualmente si trova in carcere – era stato poi posto agli arresti domiciliari mentre la donna all'obbligo di firma. I due hanno poi dato alla luce una bambina, Ilaria, nata a gennaio 1993. La donna aveva raccontato sempre a Corsera che, nel giorno di via Palestro, non era a Milano: "Non si può rovinare così la vita delle persone". Non è stata però in grado di dire dove si trovasse la notte della strage.

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