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La difesa di Alessandro Impagnatiello: “Era distaccato dalla realtà, non ricordava il numero delle coltellate”

“Dite che non c’è patologia perché non c’è stato distacco dalla realtà. L’imputato però non ricordava il numero delle coltellate”: l’avvocata di Alessandro Impagnatiello chiede spiegazioni ai medici che con la loro perizia hanno reputato l’imputato capace di intendere e di volere.
A cura di Giorgia Venturini
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Oggi 21 ottobre Alessandro Impagnatiello si è presentato in Tribunale davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano per una nuova udienza: l'imputato è accusato di aver ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi. Tra i test di oggi ci sono anche il medico legale Gabriele Rocca e lo psichiatra forense Pietro Ciliberti, ovvero i due medici che hanno eseguito la perizia psichiatrica su Impagnatiello ritenendolo capace di intendere e di volere durante l'omicidio. In lui è emerso "un quadro di costante esigenza di mantenere il controllo su tutto, ovvero un’emotività distruttiva". Ma in lui non è stato diagnosticato nessun disturbo da renderlo incapace di intendere e volere al fine del procedimento penale.

A interrogare i test durante l'udienza, dopo l'accusa, è stata la difesa. L'avvocata Giulia Geradini ha chiesto spiegazioni sul fatto che "dell’imputato avete rilevato la scarsa risonanza emotiva, che però dite non è sufficiente per parlare di disturbo psichiatrico. A volte però parlate di tratti, altre di disturbi". Ha fatto chiarezza in aula lo psichiatra Ciliberti: "Ribadiamo la presenza di tratti e non di disturbi, ma soprattutto ribadiamo che anche un’eventuale presenza di disturbo non significa infermità mentale: per esserci dobbiamo riscontrare la sussistenza della gravità del disturbo e lo scivolamento psicotico che compromette il principio di realtà. Condizioni, queste, non riscontrate nell'imputato". Poi l'avvocata ribatte: "Dite che non c’è patologia perché non c’è stato distacco dalla realtà. L’imputato però non ricordava il numero delle coltellate".

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Lo psicologo forense Rocca è intervenuto ribadendo quanto scritto nella perizia: "Noi non abbiamo trovato patologia, ma un soggetto che ha un suo stile. Chiunque abbia un'esperienza stressante può perdere alcuni dettagli o ricordi delle situazioni, anche come rimozione protettiva, ma è un fenomeno fisiologico, non un distacco permanente dalla realtà. Non è un soggetto che ha una serialità di devianza, si è trattato pur sempre di un’esperienza mai avvenuta nella sua vita".

L'avvocata, i cui consulenti comunque non hanno mai diagnosticato l'incapacità di intendere e di volere, ha chiesto anche spiegazioni su questo punto: "Tratti narcisistici e tratti psicopatici. È possibile che i primi si siano trasformati nei secondi o comunque associati a essi, per la famosa “ferita narcisistica". Le ha risposto Ciliberti: "Noi abbiamo parlato di emotività distruttiva proprio perché non c’è alcuna evidenza di psicopatologia, c’è uno stato emotivo che si alimenta in uno stile di vita narcisistico e psicopatico, nulla di più".

Ha collaborato Chiara Daffini 

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