La cugina la fa violentare dalla setta delle Bestie: “Ride di me in tribunale con le altre imputate”
"Ho rivisto mia cugina in tribunale dopo 6 anni. Mi ha fatto male, anche perché lei continuava a ridere e a sorridere con le sue amiche". A raccontarlo è una delle vittime di violenza sessuale della setta delle Bestie. A guardarla e a sorridere in aula nella Corte di Assise di Novara è sua cugina, di 16 anni più grande di lei. È la cugina che le ha fatto da baby sitter quando Michela (nome di fantasia) aveva 8 anni e si trovava in un momento di disagio familiare. La cugina si era offerta di darle il suo supporto in quel momento delicato. Purtroppo, però, quell'aiuto è diventato il suo biglietto di ingresso verso setta. E quindi verso le violenze sessuali.
Il racconto della vittima della setta
"Mia cugina ci teneva a me, ogni tanto mi veniva a prendere nei weekend, quando facevo l'asilo o le scuole elementari, e dormivamo da lei o nelle case di Cerano o nella casa del lago nel Pavese, ci faceva fare dei weekend con le sue amiche", così racconta, oggi che ha 25 anni, Michela.
"Non sono mai stata violentata da mia cugina, lei in quei giorni era nella stessa casa ma se ne andava. Sono stata violentata da altre due donne", continua. Dagli atti si evince che a violentarla sarebbero state Lisa Furini, imputata nel processo di Novara, e Sonia Martinovic, dichiarata invece incapace di stare in giudizio.
Nella denuncia di Michela, avvenuta il 28 dicembre 2018, si leggono i racconti e sono simili a quelli delle altre vittime. La cugina le narra di un mondo fatato, le fa leggere i libri pubblicati dalla casa editrice Terra di Mezzo in cui si parla attraverso dei simboli (nemmeno troppo oscuri) quello che si fa nella setta. Michela li legge per accontentarla, legge degli orgasmi e finge accondiscendenza.
Quando è con la cugina e le sue amiche, Michela fa il bagno nuda, le donne le accarezzano il corpo con una frusta, seguono penetrazioni anali e vaginali, con oggetti e altro. Si legge nella denuncia: "Venivano usati oggetti come dei chupa chupa, ma io ero molto spaventata. Mi veniva detto di farlo anche su di un'altra ragazza, ma io non lo riuscivo a fare. Non ho mai fatto niente ho subito e basta". I ricordi nella sua mente vanno e vengono, la vittima sostiene di avere rimosso molto.
La testimonianza in Tribunale
Lo scorso 27 marzo Michela ha rivisto in aula le donne che le avrebbero fatto del male: "Appena le ho riviste sono scoppiata a piangere, mentre parlavo ho avuto la sensazione di essere senza energie, mi sentivo svuotata, senza voglia di vivere. Ho rivissuto le cose che mi hanno fatto e questo mi ha riportato a stare male. Il giorno dopo non ho dormito, rivedevo le loro facce".
Nei momenti in cui Michela è stata vittima della setta non frequenta mai il Dottore, Gianni Maria Guidi, il capo della Setta delle Bestie, anche se dà riscontri oggettivi dei luoghi, dei nomignoli, dei riti di quel mondo. Come i lavaggi vaginali e anali che le vengono proposti, ma che lei rifiuta.
Ci mette del tempo a capire che è stata violentata e plagiata dalla cugina e lo capisce soltanto quanto è diventata maggiorenne. Da grande, infatti, cova un risentimento che non riesce a spiegarsi, fino a quando non le riaffiorano i ricordi. Ed è come un'agnizione: riconosce che la violenza sessuale era il suo trascorso, una parte indelebile di sé.
"Non ero cosciente di quello che stava succedendo. Sono stata male per anni, non ne capivo il motivo", racconta. Durante il periodo della maturità, ne parla con il fidanzato, poi con la mamma. La mamma chiede spiegazioni alla parente che nega tutto. Michela spiega: "Non ho più frequentato mia cugina".
Però la sua rabbia e la sua volontà di autodeterminarsi vincono sulla manipolazione. Comincia un percorso di terapia: a mano a mano che ricorda le violenze si confronta con un'altra vittima che era con lei e le chiede conferma: "Io ho elaborato, ho scritto a un'altra mia amica per parlarne … e allora abbiamo deciso di denunciare". A questo punto Michela ha 23 anni. E Giulia ha già denunciato.
In aula la cugina le sorride. L'altra imputata, accusata delle violenze, la "guarda con odio". Nonostante questo, durante la deposizione Michela riconosce i luoghi e descrive la frusta usata per le violenze. Per lei un risarcimento vero è impossibile, nessuno cancellerà mai quelle sofferenze.
Viene assistita dagli avvocati Pietro Russo e Silvio De Stefano, che sono positivi: "L'apparato di prove è solido. Il processo sta procedendo con l'audizione dei testimoni che stanno dando piena conferma delle accuse del pubblico ministero". Le indagini le hanno guidate Silvia Baglivo della Procura di Novara e Paola Stupino della Dda di Torino.