La coppia di donne a cui è stata negata la trascrizione dei figli: “Siamo e rimaniamo una famiglia”
Un passo indietro che fa inciampare nella burocrazia legislativa i diritti. Quelli dei bambini, prima ancora di quelli delle coppie omogenitoriali. La corte d'Appello di Milano ha dichiarato illegittime le registrazioni degli atti di nascita, fatte in Comune, dei figli di coppie di donne che erano ricorse alla fecondazione assistita all’estero. E’ stato così accolto il ricorso della procura e ora gli atti vanno rettificati.
La decisione dei giudici in Appello
I giudici (presidente Fabio Laurenzi, a latere Alessandra Arceri e Maria Vicidomini) fanno riferimento alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Suprema Corte, che esclude, allo stato attuale della legislazione, la possibilità che una bambina o un bambino sia riconosciuto contemporaneamente come figlio di due genitori dello stesso sesso, nonostante questi siano uniti civilmente e abbiano concordato che una delle due parti (riferendosi al caso di due mamme) ricorresse a tecniche di procreazione medicalmente assistita.
In pratica resta "mamma sulla carta" solo la donna che ha partorito, l'altra mamma, per essere riconosciuta ufficialmente come tale, deve fare richiesta di adozione, iter lungo e mai scontato. In primo grado erano tre le coppie di mamme milanesi che avevano vinto contro la richiesta dei pm degli affari civili Rossana Guareschi, con il procuratore Marcello Viola (affiancati dal ministero dell’Interno che via Prefetture aveva scritto ai sindaci) di annullamento degli atti di nascita dei figli. Decisione poi ribaltata in appello.
Lettera di due mamme
"Al momento – fa sapere a Fanpage.it l'avvocato Michele Giarratano, legale di Famiglie Arcobaleno – la decisione di annullamento è arrivata solo per una coppia, che vive vicino a Milano e ha un bimbo di un anno e mezzo. Aspettiamo anche le altre".
La coppia coinvolta ha scritto una lettera che riportiamo integralmente:
Siamo e rimaniamo famiglia.
Non sappiamo se essere più deluse dalla sentenza che arbitrariamente decide “chi è genitore e chi no” o dalla fretta di diffondere un comunicato stampa ancora prima di informare privatamente e intimamente la famiglia interessata di quella che sarebbe stata una “condanna” definitiva di diversità.
Non avevamo alcuna aspettativa, ma abbiamo comunque “aspettato” e ”tentato” di affermare ancora una volta la nostra esistenza e i nostri diritti.
In questi mesi abbiamo amato, curato e ci siamo occupate con tutte le nostre attenzioni ed energie di “nostro” figlio indipendentemente da quella che sarebbe stata la sentenza finale.
Ce ne siamo occupate in “egual modo e maniera” esattamente come lo abbiamo desiderato e fortemente voluto “insieme” ancora prima che venisse al mondo.
Nonostante queste prima sconfitta, continueremo il nostro percorso per cercare di tutelare legalmente nostro figlio in caso di “cattiva sorte”.
Vorremmo congratularci con tutti coloro che hanno contribuito a questa malsana decisione e a tutte quelle che prenderanno in futuro per avere, ancora una volta, agito CONTRO l’interesse dei minori.
Una famiglia anonima, ma vera.
Grazie