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La commessa che ha subito un’aggressione lascia Milano: “È diventata troppo pericolosa e invivibile”

Francesca Mattiucci, responsabile di un negozio in corso Buenos Aires a Milano, nel maggio del 2021 era stata aggredita e presa a calci in volto da un ladro sorpreso nel tentativo di rubare un paio di pantaloncini. Oggi è andata via da Milano: “È diventata troppo pericolosa. E si pagano affitti folli per vivere in zone poco sicure”.
A cura di Francesca Del Boca
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Francesca Mattiucci
Francesca Mattiucci

La storia di Francesca Mattiucci, responsabile di un famoso negozio di sneakers in corso Buenos Aires, qualche mese fa aveva fatto il giro di Milano e d'Italia: un sabato mattina qualsiasi, nella primavera del 2021, era stata aggredita e presa a calci in volto da un ladro sorpreso nel tentativo di rubare un paio di pantaloncini. Ha riportato un forte trauma cranico, commozione cerebrale e fratture multiple soprattutto sul volto, dal naso agli zigomi. Oggi, quasi un anno dopo, torna a parlare: "Basta, ho lasciato Milano".

Come stai oggi? Ti sei ripresa?

Ho ancora dei fortissimi mal di testa, conseguenza del trauma cranico. Arrivano di punto in bianco e sono devastanti. In più tra un paio di settimane dovrò sottopormi nuovamente a un intervento chirurgico: nella parte sinistra del corpo, dove sono stata più colpita dai calci, si è staccata la protesi al seno. E dovrò pagare l'intervento interamente di tasca mia.

Non hai ottenuto un risarcimento? 

No. Il processo inizierà chissà quando. In più l'aggressore è senza permesso di soggiorno, con già precedenti per aggressione, stupro, furto e risulta nullatenente… è tutto inutile. Sono davvero arrabbiata.

Sul piano psicologico come va? Hai superato la faccenda?

Dormo ancora con difficoltà, e solo con il mio fidanzato accanto. È stato molto difficile e lui è sempre stato al mio fianco. Faccio spesso incubi, dove sogno una persona che mi rincorre. Se in negozio noto qualcosa di strano mi agito immediatamente. Se per strada incontro qualcuno che assomiglia all'aggressore, mi sento male. Apparentemente conduco comunque una vita normale, ho un carattere forte.

Dove ti trovi oggi?

Vivo tra Bologna e Venezia, la città d'origine del mio fidanzato. Sono andata via a novembre: ho abbandonato Milano perché dopo 12 anni ero stufa di stare qui, non solo per l'aggressione. Ma dopo il trauma ho avuto comunque bisogno di cambiare aria, non ho un bel ricordo di Milano. Quando mi è stata fatta una nuova proposta di lavoro, insomma, non ho avuto dubbi.

Perché eri stufa?

Sentivo che ormai il mio tempo a Milano era finito. E comunque ho scelto di abitare in realtà più tranquille e più vivibili… Milano è diventata pericolosissima. Sento di continuo storie di rapine, coltelli puntati, botte, aggressioni. Quando mi sono trasferita a Milano dall'Abruzzo, 12 anni fa, non era così.

Hai notato un cambiamento negli anni?

Assolutamente. Io sono una che è sempre uscita la sera, è andata alle feste, ha girato da sola. I primi anni in cui mi ero trasferita, e avevo 19 anni, lo potevo fare. Oggi no: avevo paura anche solo di tornare a casa la sera in corso Buenos Aires. Soprattutto dopo il Covid, la città è diventata fuori controllo. Specialmente nelle zone "buone" della città.

Ovvero?

Un tempo, come in tutte le grandi città, c'erano le zone "poco raccomandabili", dove era meglio non andare. Adesso il problema di Milano è il centro: il Duomo, corso Buenos Aires, Porta Venezia, i Navigli. Per non parlare di corso Como.

Ho un'amica che paga più di 2mila euro di affitto per un appartamento minuscolo e sotto casa ha le gang di minorenni che nel weekend si prendono a bottigliate fino all'alba. Parliamo di zona Moscova. Affitti esagerati, folli, per vivere lo stesso in zone poco sicure. Vogliamo diventare come Los Angeles?

Qual è la motivazione, secondo te?

È colpa del nostro Stato. Negli altri Paesi ci sono misure più severe. L'uomo che ho sorpreso a rubare aveva precedenti di ogni genere, persino per stupro: che ci faceva in giro uno così? Ecco il problema.

Ritornerai a Milano?

Sinceramente? Non credo. Milano tutto quello che mi poteva dare me l'ha dato, soprattutto a livello di carriera: nessun altra città in Italia offre quello che offre Milano, da questo punto di vista. Mi ha fatto conoscere tantissime persone, mi ha fatto crescere e dato opportunità professionali uniche. Ma adesso sto meglio via da lì. L'ho detto al mio fidanzato: io una famiglia a Milano non la farei.

Come mai?

Finché devi spingere sul lavoro o ti interessa uscire, fare serata, conoscere gente e così via, ci sta. Ma quando arriva il momento di avere altri obiettivi, Milano mostra tutti i suoi limiti. Ci sono altre città grandi, ma decisamente più tranquille.

Come ti trovi a Bologna?

È un'altra cosa. Si vive bene, sono serena, e anche dal punto di vista della sicurezza è diverso. Torno a casa a piedi senza paura, esco da sola la sera senza problemi. Ma non punto il dito solo contro Milano, credo ad esempio che questo sia un enorme problema anche di Roma.

Il problema quindi è la grandezza della città? Non credo. Sono stata sei mesi a Tokyo, ho vissuto ad Amsterdam, in altre grandi città europee: lì non era così. La grandezza non può essere un alibi per la mancanza di sicurezza nelle strade.

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