La centrale del falso: sequestrati maglie e gadget contraffatti di Inter, Juve e Napoli
Da una stamperia di Pandino, in provincia di Cremona, maglie e gadget con i marchi contraffatti delle più note squadre di serie A finivano sugli scaffali dei negozi, dove venivano venduti a ignari acquirenti. Il tutto è stato però scoperto dai finanzieri del Comando provinciale di Lodi, che nell'ambito di un'operazione anti contraffazione hanno denunciato tre persone e sequestrato 850 tra capi d'abbigliamento e gadget. L'operazione delle Fiamme gialle è partita da due negozi di Lodi e Sant'Angelo Lodigiano, dove i finanzieri hanno scoperto che erano in vendita capi d'abbigliamento e altri oggetti quali borracce, spille e portachiavi con i marchi di diverse squadre di calcio: Inter, Milan, Napoli, Juve e Roma. Numerosi di questi prodotti sono risultati contraffatti: da qui il sequestro e la denuncia per i due titolari dei negozi, con le accuse di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.
Una stamperia di Pandino era la centrale del falso
Dai due negozi i militari della guardia di finanza sono poi risaliti alla "centrale di produzione" del falso, che era appunto la stamperia di Pandino. All'interno, oltre ad altri 600 capi falsi, sono stati trovati anche due pc collegati in rete con stampanti pronte a riprodurre su diversi capi di abbigliamento e prodotti i marchi contraffatti delle squadre. Inoltre, in casa del titolare della stamperia sono state scoperte altre cinque stampanti professionali che potevano riprodurre i marchi contraffatti su magliette e altri prodotti, anche con stampa in 3D, in maniera che non si notasse la differenza con i modelli originali. Anche il titolare della stamperia è stato denunciato a piede libero: dovrà rispondere del reato di contraffazione. Tra i prodotti contraffatti non c'erano solo articoli sportivi, ma anche capi d'abbigliamento per neonati, tutine e bavaglini "personalizzati" con i marchi delle squadre di calcio: in questo caso, oltre al marchio finto si trattava di articoli potenzialmente pericolosi per la salute dei bimbi in quanto privi delle indicazioni sul materiale di composizione.