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La campagna di Coop “Close the Gap” sulla parità di genere arriva alla quinta edizione

È arrivata alla sua quinta edizione la campagna Coop “Close the Gap” per l’inclusione e la parità di genere. Quest’anno, l’azienda ha puntato sulla necessità che l’educazione alle relazioni diventi una materia scolastica obbligatoria in Italia. In attesa che ciò avvenga, ha avviato una operazione di sensibilizzazione sul tema.
A cura di Redazione Milano
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È arrivata alla sua quinta edizione la campagna Coop "Close the Gap" per l'inclusione e la parità di genere. Quest'anno, l'azienda ha messo al centro la necessità che l'educazione alle relazioni – così come accade in altri Paesi europei – sia una materia scolastica obbligatoria in Italia. In quasi cinquant'anni sono state presentate ben sedici proposte di legge affinché l'educazione alle relazioni diventi materia scolastica.

Nonostante questo, nulla è stato fatto. Ed è per questo motivo che l'obiettivo di Coop è quello di avviare una operazione di sensibilizzazione sul tema usando i propri negozi e prodotti e avviando diverse collaborazioni con associazioni. Un obiettivo importante, ma in linea con il lavoro interno che Coop Italia continua a svolgere. L'azienda è stata prima tra le insegne della grande distribuzione organizzata italiana a ottenere a febbraio dell'anno scorso la Certificazione per la Parità di Genere Uni Pdr 125 e cioè  uno strumento volontario che è stato creato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Tra le novità, anche grazie al coinvolgimento delle Direzioni del Personale delle cooperative, l’avvio di percorsi di inserimento lavorativo per le donne vittime di violenza.

La campagna di sensibilizzazione, che prende il nome "Dire, fare, amare", l'istruzione come prevenzione, ha come principale obiettivo quello di rendere ogni persona consapevole di chi è, cosa desidera, come comportarsi al meglio con gli altri. Si tratta di una formazione che coinvolge la sfera degli affetti e della sessualità, che potrebbe essere una materia scolastica ma che ancora non lo è nonostante il monito di organizzazioni, movimenti, psicologi, pedagoghi.

E a loro si unisce anche Coop con la survey "La Scuola degli affetti. Indagine sull’educazione alle relazioni" che è stata svolta dall'Ufficio Studi – con la collaborazione di Nomisma – su un campione rappresentativo della popolazione italiana (2000 persone tra i 18 e i 64 anni). I lavori sono stati coordinati da un comitato scientifico, che era formato da Linda Laura Sabbadini, ex dirigente del Dipartimento per le Statistiche Sociali dell’Istat e oggi editorialista, dalla docente di Psicologia sociale dell'Università Bicocca Elisabetta Camussi (che è anche presidente della fondazione Ossicini), dallo scrittore e insegnante Enrico Galiano noto per il suo impegno nella diffusione di una didattica alternativa.

Da questa survey è emerso che il 70 per cento del campione è d'accordo sul fatto che l'educazione alle relazioni divenga una materia scolastica obbligatoria. Nove italiani su dieci ritengono che proprio l'insegnamento a scuola possa prevenire fenomeni di odio, emarginazione, finanche violenza di genere. Soprattutto se si fa a partire dalla tenera età: un genitore su due infatti immagina che il percorso dell’educazione alle relazioni possa iniziare già dalla scuola elementare.

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Inoltre nella survey, si indaga su quanto siano soddisfatti gli italiani dell'educazione alle relazioni ricevuta, come sia il dialogo su questi temi fra genitori e figli e quale debba essere il ruolo da riconoscere all’istituzione scolastica. È emerso che quattro italiani su dieci si dicono molto soddisfatti e tre su dieci hanno una percezione completamente opposta. Alla madre è riconosciuto il ruolo di guida nelle relazioni con il partner e in quelle con familiari e amici. È comunque la cerchia ristretta e reale che ci circonda la guida per l’80 per cento degli italiani.

Tra chi ha un partner è emerso che condividere le proprie emozioni con l’altro/a rimane la più grande difficoltà. Inoltre, tra le situazioni vissute, spesso o qualche volta si insinua anche il sospetto nei confronti dell’altro (lo dichiara il 26 per cento del campione). Relativamente al tema genitori-figli, è emerso che il 44 per cento dichiara di parlare spesso con il proprio figlio o figlia di rapporti interpersonali con amici o familiari.

La percentuale scende al 21 per cento se si parla di coppie e al 19 per cento se si parla di informazione sessuale. Per il 56 per cento, pesa il timore di suscitare ansia nel figlio/figlia mentre il 51 per cento dichiara il proprio imbarazzo. C'è poi un 46 per cento che vede come fattore di impedimento la chiusura da parte del figlio. Tra i meno loquaci ci sono i papà con figli adolescenti maschi.

Il campione intervistato poi sostiene che, oltre ai genitori e ai parenti stretti, sul tema dell'educazione alle relazioni debbano avere un ruolo anche gli insegnanti e gli psicologi. Il 68 per cento degli intervistati immagina programmi che coinvolgano esperti esterni come psicologi o pedagogisti. C'è poi un 62 per cento che immagina spazi di ascolto psicologico specializzato. Ancora il 51 per cento prevede programmi di formazione specialistica agli insegnanti.

C'è però anche un 49 per cento che ha pausa che questa materia possa essere trattata con superficialità. A ogni modo, per 9 genitori su 10 i programmi scolastici di educazione alle relazioni dovrebbero parlare sia di rapporti con i partner che di rapporti in generale che di informazione sessuale: "Nei 5 anni di “Close the Gap” abbiamo affrontato molti temi, siamo stati tra i primi a sollevare il dibattito sulla “tampon tax”, abbiamo sposato la causa delle donne in Iran all’indomani della morte di Masha Amini, abbiamo sostenuto la necessità dell’estensione del congedo paterno obbligatorio oltre i limiti della legge ancora oggi esistente", commenta Maura Latini presidente di Coop Italia.

"Oggi alziamo l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza e sulla necessità dell’educazione alle relazioni per le giovani generazioni. Noi crediamo che il tema non sia più procrastinabile e che ci sia urgenza di affrontarlo in modo serio, senza infingimenti ideologici proprio come strumento irrinunciabile di maggiore consapevolezza e di prevenzione". 

Oltre alla campagna di sensibilizzazione, prosegue il cammino di Coop verso una reale uguaglianza di genere sociale ed economica all’interno del sistema delle cooperative di consumatori. In questo movimento, il 71 per cento sono donne. Di queste il 40,3 per cento dei ruoli direttivi è ricoperto da donne, una donna su tre dirige un punto vendita e la presenza femminile è evidente anche nei Cda delle cooperative dove il 40,8 per cento dei consiglieri è donna come lo è il 54,4 per cento dei soci eletti nei vari organismi rappresentativi dei territori.

È poi in costante ampliamento il lavoro di formazione sulla parità di genere sia tra i dipendenti delle cooperative che nell’attività di educazione al consumo consapevole che Coop svolge da decenni in ambito scolastico. A tal proposito, proprio tre anni fa è stata lanciata la proposta educativa "Nuove identità, nuove società" dove hanno aderito oltre 820 classi ovvero quasi 19mila studenti in tutta Italia. Attualmente, nell’anno scolastico in corso, si sono aggiunte 221 classi.

Sono stati inoltre coinvolti in formazione anche i fornitori di prodotto a marchio: l'anno scorso il 18 per cento di loro ha avviato un percorso strutturato elaborato da Oxfam con il supporto di Scuola Coop per la formazione dei loro dipendenti sull’uguaglianza di genere.

Ancora ha preso forma il reinserimento lavorativo di donne vittime di violenza: questo percorso è iniziato prima in due cooperative (Coop Lombardia e Coop Liguria) e adesso impegna tutto il movimento cooperativo. In coordinamento costante con i Centri Anti Violenza, le direzioni del personale stanno aprendo una corsia di ingresso per offrire lavoro sicuro alle donne vittime di violenza. Dopo aver acquisito il curriculum, fatto colloqui, tirocini si aprono i percorsi di inserimento che ovviamente una volta conclusi permettono a queste donne di iniziare una nuova vita. Sono inoltre previste misure di welfare specifico in caso di dipendenti vittime. Queste misure sono state ulteriormente confermate e rafforzate dal recente rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.

"Tutto il lavoro svolto con “Close the Gap” da 5 anni ad oggi ha portato ad una crescita di consapevolezza interna importante e anche all’individuazione di ambiti di miglioramento continuo sia interni che esterni. Lo dimostrano molti fattori, a partire dalla decisione delle cooperative di dotarsi di uno strumento volontario come la “Certificazione della Parità di Genere” che comporta una volta conseguita un costante e assiduo lavoro per portare a compimento gli obiettivi che ci si è dati", ha detto il presidente Ancc-Coop Ernesto Dalle Rive.

"Tengo a sottolineare anche l’attenzione rinnovata da parte delle Direzioni del Personale sul tema sia lato formazione che lato accoglienza, come dimostrato concretamente dai percorsi di reinserimento. Ciò che conta a mio avviso è la volontà da parte di Coop di impegnarsi in maniera strutturale in quest’ambito che concerne i diritti della persona non attraverso iniziative occasionali ma con il coinvolgimento e la convinzione dell’intero movimento cooperativo". 

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