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Caso Chiara Ferragni

“La beneficenza serviva per rafforzare la sua immagine”: cosa dice la Procura generale su Chiara Ferragni

Secondo la Procura generale presso la Corte di Cassazione, che ha affidato l’indagine a Milano togliendola a Cuneo, la presunta attività di beneficenza affiancata ad almeno tre operazioni commerciali serviva a Chiara Ferragni “per rafforzare mediaticamente la sua immagine”.
A cura di Francesca Del Boca
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Sarà Milano, e non Cuneo, la Procura adatta a indagare sul presunto illecito di truffa aggravata commesso da Chiara Ferragni attraverso alcune operazioni commerciali dal dichiarato fine benefico.

Sarebbe stata l'imprenditrice digitale milanese infatti, secondo la Procura generale presso la Corte di Cassazione, a ottenere un illecito profitto nei casi del pandoro Balocco, della bambola realizzata con Trudi e dell'uovo di Pasqua con Dolci Preziosi: nello specifico, Ferragni avrebbe ottenuto da queste operazioni un ritorno economico legato al "rafforzamento mediatico" della propria immagine, "veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale" attraverso la beneficenza.

Campagne solidali che però, in realtà, si sarebbero trattate di "menzogne" architettate per fini personali: accostare il nome di Chiara Ferragni a una presunta operazione benefica, infatti, avrebbe avuto il fondamentale scopo di rafforzare il consenso del pubblico verso di lei e di conseguenza i soldi nelle sue casse, anche senza effettuare poi nessuna donazione agli enti benefici coinvolti.

Per la Procura si tratterebbe insomma di un unico "disegno criminoso" che l'imprenditrice digitale e le sue società avrebbero seguito addirittura dal 2019. "Una condotta ripetuta nel tempo dalla influencer", che sui social "accosta ad operazioni di tipo commerciale intenti benefici" con post, immagini, storie e video "fuorvianti" o comunque idonei a condizionare il consumatore che, quindi, subisce un "duplice danno", richiamato "con l'inganno" dal potente nome di Chiara Ferragni e del suo "messaggio pubblicitario manipolatorio" e così indotto a pagare un prodotto a un "prezzo maggiorato": è il caso del pandoro rosa Balocco, pagato dagli acquirenti ben 9,37 euro invece di 3,68.

Dal decreto con il quale si stabilisce che la competenza sulla vicenda del pandoro Balocco griffato Ferragni è in capo alla Procura di Milano, emerge inoltre l'iscrizione nel registro degli indagati del manager, il braccio destro di Ferragni Fabio Maria Damato. E un "modus operandi" che sarebbe comune ad almeno tre campagne commerciali spacciate per iniziative benefiche tra il 2019 e il 2022.

Si tratta della bambola in edizione limitata realizzata con Trudi, i cui proventi sarebbero andati all’associazione Usa contro le discriminazioni Stomp out bullying (esclusa però dal ceo Ros Ellis attraverso una dichiarazione rilasciata ai media nazionali). Così come le uova pasquali Dolci Preziosi, immesse in commercio a sostegno del progetto benefico I Bambini delle Fate, operazione per cui l'influencer ha guadagnato 200mila euro nel 2021 e 500mila euro nell’anno successivo a fronte di un'unica donazione all'ente non profit di 36mila euro, svincolata dalle vendite del prodotto dolciario.

Lo stesso caso dell'ormai celebre pandoro Pink Christmas Balocco, da cui Ferragni avrebbe ricavato più di un milione di euro (e la multa dell'Antitrust per "pratica commerciale scorretta"). Anche in questa situazione la donazione benefica, però, sarebbe stata fatta dalla sola azienda: i 50mila euro donati da Balocco all'ospedale Regina Margherita di Torino, mesi e mesi prima dell'accordo commerciale con l'imprenditrice da 30 milioni di seguaci.

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