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La banda che riscuoteva il reddito di cittadinanza per conto di 9mila romeni: arrestate 16 persone

Sventata una maxi truffa dal valoro di 60 milioni di euro portata avanti da una banda che riscuoteva per conto di 9mila cittadini romeni il reddito di cittadinanza.
A cura di Simona Buscaglia
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Immagine di repertorio
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I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cremona e di Novara, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, hanno arrestato 16 persone che facevano parte di un'associazione a delinquere capeggiata da cittadini romeni che incassava il reddito di cittadinanza per conto di persone prive dei requisiti previsti dalla legge. I promotori, cittadini di origine romena, procuravano i documenti e i nominativi di propri connazionali con l'aiuto anche di complici all’estero. I documenti venivano poi consegnati, attraverso diverse persone di fiducia, anche a dei titolari compiacenti di alcuni Caf, tre per la precisione, due nella città di Milano e uno nella provincia, che compilavano la falsa documentazione per richiedere indebitamente la misura di sostegno. Gli altri membri della banda della maxi truffa erano poi incaricati di ritirare le card negli uffici postali. Tra le misure di ordinanza cautelare ci sono quindi anche i titolari dei centri di assistenza compiacenti, che, secondo le ricostruzioni, oltre alla percentuale per il loro lavoro che normalmente percepiscono dal Ministero per ogni pratica evasa, ricevevano "per chiudere un occhio" anche una percentuale dai malviventi.

La banda ha portato avanti la stessa truffa anche con il reddito di emergenza Covid

Le analisi di oltre 14mila posizioni da parte delle Fiamme Gialle di Cremona e Novara ha permesso di individuare 9mila richieste per persone che non ne avevano diritto, per una truffa dal che si aggira intorno ai 20 milioni di euro. Secondo quanto riportato dalla Guardia di Finanza a Fanpage, queste 9 mila pratiche sono riconducibili a persone che hanno effettivamente percepito indebitamente la misura di sostegno ma sono in corso delle indagini per capire se alcuni di questi fossero o meno a conoscenze dell'utilizzo dei loro dati e altri invece potrebbero essere riconducibili a vere e proprie identità "fantasma". Una volta scoperta la truffa sono stati interrotti i pagamenti evitando così l'erogazione di altri 60 milioni di euro. Non contenti i membri della banda criminale, nonostante le perquisizioni, gli interrogatori ed i sequestri avvenuti nel corso delle indagini, hanno continuato a compiere truffe, usando gli stessi documenti per ottenere il reddito di emergenza. Essendosi "bruciati" i Caf compiacenti, i soggetti si sono rivolti a dei Caf ordinari dove in alcuni casi venivano obbligati i titolari, con minacce ed intimidazioni, a inoltrare oltre 1.200 domande che hanno causato un'ulteriore truffa per 1,5 milioni di euro. Anche qui, una volta scoperta la truffa sono state interrotte le erogazioni.

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