La 25enne Gaia Romani è la terza donna più votata a Milano: “Responsabilità anche ai giovani”
Tutto è iniziato durante una vacanza studio all'Università di Yale quando una delle professoresse le ha spiegato come realizzare progetti sociali senza per forza essere politici con alle spalle anni e anni di esperienza. Allora Gaia Romani aveva 13 anni, oggi a 25 anni con 2.201 preferenze è la quarta candidata più votata del centrosinistra alle elezioni amministrative di Milano che hanno confermato Beppe Sala a Palazzo Marino. Dietro solo a grandi protagonisti della giunta e consiglio uscente, come Pierfrancesco Maran, Anna Scavuzzo e Lamberto Bertolé. Davanti ad altri assessori uscenti come Marco Granelli. E ancora: se si considerano tutte le coalizioni, è la terza donna più votata a Milano. Il giorno dopo le elezioni a Fanpage.it racconta le sue emozioni.
Insomma, un grande risultato?
Sì, un risultato che non mi aspettavo. Abbiamo festeggiato fino le 5 di mattina. Speravo in un grande traguardo perché insieme a una squadra di 500 giovani milanesi ci siamo impegnati molto nell'ultimo anno. Abbiamo girato mercati, incontrando giorno dopo giorno i cittadini dei nostri quartieri.
La vittoria del centrosinistra è stata definita storica, sei d'accordo?
Assolutamente, abbiamo vinto in tutti e nove i municipi. Vuol dire che lavoreremo con la stessa maggioranza in tutti i quartieri e questo semplifica di molto il lavoro dei prossimi cinque anni. Non ci sono municipi che vanno a una velocità e altri che vanno a un'altra.
Ora è tempo di pensare alla formazione della giunta, c'è chi è pronto a scommettere che avrai un assessorato. Che ne pensi?
Mi piacerebbe. L'assessorato però è una grande responsabilità, bisogna prima capire se è possibile. Di certo io e tutte le persone che mi hanno supportato possiamo fare bene su alcune deleghe. Le idee di noi giovani funzionano. Ecco vorrei che passasse il messaggio che in Italia non è necessario avere più di 40 anni per ricoprire un ruolo di responsabilità. Anche se da 25enne ho già dieci anni di esperienza alle spalle.
Come è iniziata la tua carriera in politica?
A 13 anni ho chiesto a mio padre se potevo iscrivermi al Partito Democratico. Mi è stato risposto di no perché dovevo aver prima compiuto 16 anni. A 13 anni però io ero già convinta: quell'estate – grazie ai miei genitori che tenevano molto che studiassi l'inglese – sono andata un mese negli Stati Uniti. All'università di Yale ho frequentato il corso "Leader for social change". Mi hanno insegnato a realizzare progetti sociali anche a 13 anni: mi hanno detto che non è vero che un giovane ha meno potere. Anzi. Quando sono tornata a Milano quindi mi sono chiesta cosa potevo fare per la mia comunità. Sono andata a un circolo, poi alle elezioni aiutavo ai banchetti. Tutto è stato molto graduale.
Fino al grande risultato di questi giorni. Come è stato possibile?
Voglio precisare che è stato un lavoro di gruppo. Abbiamo scritto un programma partecipato che ha coinvolto 500 ragazzi. Poi abbiamo candidato per ogni municipio almeno due under 30 con esperienza che per giorni hanno girato i quartieri. Sono stati tutti questi giovani coinvolti a spingere me e Federico Bottelli, altro under 30 iscritto al Partito Democratico, a palazzo Marino.
Spesso i giovani sono associati ai social. Facebook e Instagram hanno contribuito al vostro successo?
In parte. Noi abbiamo preso voti stando nei quartieri, incontrando persone. Solo dopo esserci presentati di persona, i cittadini e nostri futuri elettori ci hanno cercato sui social per ricordarsi il nome e i nostri programmi. Mi hanno cercato in molti, ma solo dopo aver avuto un primo contatto faccia a faccia.
Chi si è complimentato con te dopo questo grande successo?
Subito mi ha chiamata la segretaria del Pd Milano Silvia Roggiani e dopo l'europarlamentare del Pd Pierfrancesco Majorino.
La tua famiglia cosa pensa della tua vittoria?
I miei genitori sono molto orgogliosi. Loro sono sempre state persone informate, ma mai hanno partecipato attivamente alla politica. Nei primi anni del mio impegno politico erano molto protettivi, poi hanno capito che la politica non ha solo aspetti negativi. Anzi. In questa campagna elettorale si sono appassionati anche loro.