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Karine Cogliati, 26enne trovata morta nel bosco con mani e piedi legati: cosa sappiamo finora

Al momento l’ipotesi è che Karine Cogliati possa essere stata colta da un malore a seguito di un’assunzione di stupefacenti, e che qualcuno ne abbia nascosto il cadavere gettandolo in un bosco a Carate Brianza (Monza). Si tratterebbe di un uomo di 46 anni.
A cura di Francesca Del Boca
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È stata trovata cadavere, in posizione fetale con mani e piedi maldestramente legati da una felpa. Il corpo senza vita di Karine Cogliati, 26 anni, è stato abbandonato come un sacco a margine di un sentiero boschivo nelle campagne intorno a Carate Brianza (Monza), e rinvenuto da un passante che faceva jogging nei pressi del fiume Lambro.

Un indagato per occultamento di cadavere: è un uomo di 46 anni

Per la sua morte, adesso, c'è un indagato per occultamento di cadavere, fermato dai carabinieri mentre tentava di fuggire in una località del Nord-Est. Si tratta di un uomo di 46 anni: per gli inquirenti, il cui rapporto con la 26enne è ancora tutto da chiarire, avrebbe trasportato e abbandonato il corpo della giovane donna nel luogo del ritrovamento. Ma nei suoi confronti, a seconda di quello che dirà l'autopsia, potrà essere ipotizzato anche il reato di morte in conseguenza di altro reato.

L'ipotesi più accreditata, al momento, è che la giovane possa essersi sentita male dopo una dose di stupefacenti consumata in compagnia. E che quindi chi era con lei, nel panico, avrebbe preso la decisione di sbarazzarsi del corpo gettandolo come un rifiuto nel bosco e fuggendo via per non farsi rintracciare dalle forze dell'ordine.

Sul caso sta ora indagando la Procura di Monza che ha disposto l'autopsia del corpo per oggi, giovedì 20 febbraio: sarà questo esame a chiarire le reali cause della morte, e stabilire se sia stata davvero un'overdose a stroncare la giovane vita della donna. Sin dai primi accertamenti medico-legali, però, il cadavere non sembrerebbe presentare segni evidenti di morte violenta.

I problemi di tossicodipendenza

Karine Cogliati, italo-brasiliana mamma di due bimbe piccole che vivono con il papà e i nonni a Sovico (Monza e Brianza), da tempo conviveva infatti con evidenti problemi di tossicodipendenza, come confermato dalla sua frequentazione al Sert locale, e da sei anni non aveva una fissa dimora: la 26enne, stando alle testimonianze raccolte dagli inquirenti, frequentava ormai da tempo la zona della stazione di Monza, punto di ritrovo degli spacciatori della zona.

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