Irene Pivetti rinviata a giudizio per il “caso mascherine”: è accusata di frode, bancarotta e riciclaggio
È stata rinviata a giudizio Irene Pivetti al Tribunale di Busto Arsizio (in provincia di Varese). L'ex presidente della Camera è accusata, a vario titolo, di frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio per la compravendita dalla Cina di mascherine Ffp2 dal valore complessivo di 35 milioni di euro. Insieme a lei, andranno a processo anche la figlia, il genero, l'imprenditore Luciano Mega e altre persone. Il dibattimento si aprirà il prossimo 21 novembre.
Secondo il pm Ciro Caramore che ha condotto le indagini, le migliaia di mascherine che l'azienda Only Logistics Italia srl, di cui Pivetti era amministratrice unica, ha importato in Italia durante il periodo Covid-19 avevano il marchio CE contraffatto. I dispositivi arrivati all'aeroporto di Malpensa, ha rilevato la Guardia di Finanza, sarebbero risultati di scarsa qualità e di una quantità pari a una spesa di 10 milioni di euro, a fronte dei 35 accordati con la Protezione Civile.
Lo scorso 10 giugno la Procura ha chiesto per Pivetti e gli altri indagati il rinvio a giudizio, cosa che la giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Busto Arsizio, Anna Giorgetti, ha deciso di accogliere. Gli avvocati difensori, invece, avevano chiesto il non luogo a procedere.
Intervistata da Fanpage.it, Pivetti ha detto di essere "più che innocente". Convinta di questo, ha deciso di non chiedere riti alternativi che avrebbero portato sconti sull'eventuale pena: "I fatti si incaricheranno di dimostrare quanto questa storia sia falsa", ha dichiarato l'ex presidente della Camera.
Il dibattimento si aprirà il prossimo 21 novembre. Sono 13 le parti civili che si sono costituite in giudizio. Tra queste lo stato, il ministero dell'Interno, l'Agenzia delle Dogane, quella delle Entrate e le principali strutture ospedaliere che hanno ricevuto le mascherine in questione.