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Irene Pivetti condannata a 4 anni: “Ha finto la vendita di 3 Ferrari in Cina con il pilota Leo Isolani”

Irene Pivetti è stata condannata a 4 anni per evasione fiscale e autoriciclaggio, mentre l’ex pilota Leonardo Isolani, e sua moglie Manuela Mascoli, a 2 anni. L’ex presidente della Camera avrebbe finto di vendere 3 Ferrari a una società cinese e avrebbe evaso le tasse.
A cura di Enrico Spaccini
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Irene Pivetti
Irene Pivetti

L'ex presidente della Camera, Irene Pivetti, è stata condannata a 4 anni e alla confisca di oltre 3,4 milioni di euro dal Tribunale di Milano per evasione fiscale e autoriciclaggio. Secondo i giudici, la 61enne avrebbe partecipato alla finta compravendita di tre Ferrari Granturismo della Isolani Racing Team con l'obiettivo di sottrarle al fisco. Insieme a Pivetti, sono stati condannati anche l'ex campione di Granturismo, Leonardo Isolani, e sua moglie Manuela Mascoli a 2 anni con pena sospesa e 4mila euro di multa.

La finta compravendita delle tre Ferrari Granturismo

Stando a quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm Giovanni Tarzia e condotte dal nucleo di polizia Economico Finanziaria della guardia di finanza, i fatti contestati risalgono al 2016. La Isolani Racing Team in quegli anni aveva un debito con il fisco di 5 milioni di euro. Per saldarlo, Isolani e Mascoli erano disposti a vendere il marchio Isolani Racing Team with Ferrari al gruppo cinese Dahoe, ma avrebbero potuto farlo solo cedendo anche i beni della scuderia, comprese le tre Ferrari Granturismo da cui, però, non volevano separarsi.

Secondo gli inquirenti, a questo punto sarebbe intervenuta come intermediaria Only Italia srl, società riconducibile a Pivetti. L'ex presidente della Camera avrebbe, dunque, acquistato la scuderia di Isolani a 1,2 milioni di euro per poi rivenderla a 10 milioni di euro alla società cinese More & More investment riconducibile a Xi Jian Zhou, proprietario del gruppo Dahoe. Sulle carte, Isolani aveva ceduto tutto (comprese le tre Ferrari) a Pivetti, ma per gli investigatori in realtà avrebbe ceduto solo il marchio della scuderia. Nel frattempo, le auto sarebbero rimaste a Isolani che avrebbe provato a venderle in Spagna. Alla fine, secondo le accuse, Pivetti sarebbe entrata in possesso di 7,5 milioni di euro che sarebbero entrate nelle casse della sua società senza pagare le tasse.

Le società utilizzate "come schermo giuridico", ma che "erano solo scatole vuote"

"Non ero più interessata a quelle auto", aveva spiegato Pivetti, "mi era stato detto che non erano adatte come auto da corsa, ma solo per prestigio o da museo". L'obiettivo della presidente della Camera sarebbe stata, dunque, quello di "fornire un progetto di racing e quindi servivano vetture più adatte e meno male che quell'acquisto non venne perfezionato". Per la Procura, invece, avrebbe partecipato a questa operazione per generare una "plusvalenza" che si è rivelata possibile attraverso l'utilizzo delle società "come schermo giuridico: erano solo scatole vuote, del tutto inconsistenti".

Per questo motivo, il pm Tarzia aveva chiesto per Pivetti una condanna a 4 anni per evasione fiscale e autoriciclaggio. Richiesta che è stata accolta dai giudici che hanno condannato l'ex presidente della Camera anche al pagamento di una multa di 6mila euro, all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dall'esercizio delle imprese per un anno. "Non mi aspettavo niente di diverso, è chiaro non poteva esserci un'assoluzione", ha dichiarato Pivetti dopo la lettura della sentenza, "ma io sono perfettamente innocente e avremo modo di chiarirlo a questo punto in appello". Per la confisca della somma di oltre 3,4 milioni di euro la sentenza dovrà prima diventare definitiva.

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