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Irene Pivetti a processo per il caso mascherine: è accusata di 82 capi di imputazione

L’ex presidente della Camera sotto processo per una compravendita da 35 milioni di euro di mascherine cinesi durante l’emergenza Covid: i dispositivi si rivelarono contraffatti e di scarsa qualità. Pivetti: “Io totalmente estranea alle accuse”
A cura di Francesca Del Boca
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L'ex presidente della Camera Irene Pivetti
L'ex presidente della Camera Irene Pivetti

Si è tenuta oggi giovedì 21 novembre la prima udienza del processo che vede al centro Irene l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, in tribunale a Busto Arsizio (Varese) come imputata per 82 capi d'imputazione tra cui frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, nell'ambito di una compravendita di mascherine dalla Cina durante l'emergenza Covid, per un valore complessivo di 35 milioni di euro.

"Sono totalmente estranea a quanto mi viene contestato. Anzi, il processo mi consentirà di dimostrare la mia assoluta innocenza: le mascherine erano in regola, di provenienza extra europea, perché all'epoca in Italia non c'erano dispositivi”, sono state le sue parole in aula.

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A processo con lei si trovano anche la figlia e il genero, l’imprenditore Luciano Mega e i collaboratori che attraverso la società Only Italia ottennero una commessa di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro. Dispositivi che si rivelarono completamente inadeguati all'emergenza sanitaria in atto, con il marchio CE contraffatto e dal valore inferiore a quello concordato con la Protezione Civile all'epoca guidata da Angelo Borrelli (10 milioni di euro).

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