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Inveruno, 100 lavoratori pagati a 3 euro l’ora: arrestato per caporalato il titolare di un vivaio

Il titolare di un vivaio di Inveruno, paese della provincia di Milano, è stato arrestato con l’accusa di caporalato dai militari della guardia di finanza. Dalle indagini, coordinate dal pubblico ministero Patricia Costa, è emerso un sistema di sfruttamento nei confronti dei lavoratori del vivaio pagati solo 3 euro all’ora, rispetto ai 13 euro circa previsti per norma. I lavoratori coinvolti sono un centinaio.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto: Guardia di Finanza
Foto: Guardia di Finanza

La guardia di finanza di Milano ha sequestrato un vivaio di Inveruno, paese della provincia di Milano, e arrestato il titolare dell'azienda agricola con l'accusa di caporalato. I militari hanno eseguito un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano che ha disposto l'obbligo di firma per una dipendente amministrativa. Dalle indagini, coordinate dal pubblico ministero Patricia Costa, è emerso un sistema di sfruttamento nei confronti dei lavoratori del vivaio pagati solo 3 euro all'ora, rispetto ai 13 euro circa previsti per norma. Ma c'è di più: dai successivi controlli dell'Inps, risulta che l'azienda ha oltre un milione di contributi previdenziali dovuti, "riqualificando i contratti di lavoro del personale e disconoscendo le agevolazioni di “coltivatore diretto” del titolare", come riportano in una nota i militari della Compagnia di Magenta.

Un centinaio i lavoratori sfruttati

In tutto i lavoratori sfruttati sono 100, costretti a vivere in un clima di tensione e soggezione: questi infatti erano impiegati 9 ore al giorno e senza fare nessun minuto di pausa, riposi settimanali e ferie retribuite. Il proprietario del vivaio approfittava del fatto che gli sfruttati erano tutti cittadini extra comunitari o giovani alla prima esperienza lavorativa che, quindi, non potevano permettersi di lasciare un posto di lavoro. Così consapevole di ciò, il proprietario reclutava i giovani per un periodo di prova di 20 giorni senza compenso e pausa che poi però non si traduceva in un'assunzione ma in una prestazione di lavoro occasionale. Il sistema permetteva al titolare di incassare profitti illeciti. Alla fine delle indagini, l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro dell'azienda che conta 13 immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro e 10 conti correnti intestati alla ditta.

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