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Arresti tra ultras di Milan e Inter

Inter e Milan rischiano l’amministrazione giudiziaria per l’inchiesta ultrà, i nerazzurri: “La Digos sapeva tutto”

La Procura di Milano ha avviato un procedimento di prevenzione che potrebbe portare alla nomina di tecnici che affiancherebbero i dirigenti di Inter e Milan. I nerazzurri si difendono ricordando una memoria prodotta il 30 aprile scorso in cui si affermava che la Digos veniva informata di ogni passaggio nell’interlocuzione con gli ultrà.
A cura di Enrico Spaccini
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La Procura di Milano ha avviato un procedimento parallelo all'inchiesta sulle presunte infiltrazioni della criminalità organizzata negli affari delle curve di Inter e Milan. Si tratta di un "procedimento di prevenzione" a carico delle due società, che non sono indagate, ma che dovranno dimostrare di aver reciso i legami con il mondo ultrà soprattutto per quanto riguarda la gestione dei biglietti delle partite. Il Milan, intanto, ha già ribadito la propria disponibilità a collaborare con gli inquirenti. L'Inter, che sembrerebbe essere più coinvolta nelle indagini, ha dichiarato di aver agito sempre "rispetto della legalità" e "in costante collegamento con le autorità preposte".

L'inchiesta dell'antimafia e la questione biglietti

Secondo quanto ricostruito nell'inchiesta coordinata dai pm della Direzione distrettuale antimafia Paolo Storari e Sara Ombra, la criminalità organizzata sarebbe riuscita da tempo a entrare nella gestione della Curva Nord dell'Inter e avrebbe avuto contatti, più o meno diretti, con alcuni tesserati. Si parla, infatti, di incontri avvenuti tra vertici del gruppo ultrà con alcuni calciatori, come Milan Skriniar, e di "primi contatti" con l'allenatore Simone Inzaghi. Per gli inquirenti, si sarebbe creato nel tempo un clima di "sudditanza" della società nerazzurra nei confronti dei leader della Curva Nord che avrebbe avuto conseguenze anche nella cessione dei biglietti per la finale di Champions League del 2023 contro il Manchester City.

Tutto questo, sostengono i magistrati, sarebbe stato possibile "anche a causa di alcune carenze organizzative della Fc Internazionale nella gestione dei rapporti con la tifoseria". Gli investigatori avrebbero rilevato "controlli assolutamente carenti per gli ingressi allo stadio", ma anche "forniture di biglietti a soggetti appartenenti alla criminalità che poi effettuano enormi ricarichi in sede di rivendita" che avrebbero poi portato alla "partecipazione ai guadagni da parte di soggetti indagati ovvero già condannati per associazione di tipo mafioso, che poi trasferiscono il denaro alla famiglia mafiosa di appartenenza".

L'inchiesta parallela avviata dalla Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, intende verificare che sia Milan che Inter abbiano reciso i legami con gli ultrà legati alla criminalità organizzata. Il procuratore, che si riferisce alle società come "soggetti danneggiati" da queste vicende, per il momento esclude la necessità di un commissariamento delle società. Tuttavia, se la Sezione misure di prevenzione dovesse riscontrare criticità, il Tribunale potrà nominare tecnici che andrebbero ad affiancare i dirigenti delle società per ristabilire la corretta gestione dei club

Inter: "La Digos già sapeva tutto"

La società nerazzurra nelle scorse ore ha voluto ribadire come finora nessun tesserato abbia ricevuto avvisi di convocazione per essere sentito in qualità di teste. Inoltre, continuano da viale della Liberazione, già da tempo i dirigenti hanno avviato interlocuzioni con la Procura. Il 30 aprile scorso la società aveva prodotto una memoria difensiva in seguito agli allarmi lanciati dalle autorità in merito alle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato.

In quel documento la società affermava che ogni passaggio nell’interlocuzione con gli ultrà, compresa la decisione di concedere loro qualcosa, veniva svolto informando la Digos attraverso Pec. La Divisione investigazioni generali e operazioni speciali sarebbe stata informata anche della decisione di assegnare 200 biglietti in più in occasione della finale di Champions del 2023.

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