Inizia il processo Lombardia Film Commission, cosa sappiamo della vicenda che imbarazza la Lega
Arriva nelle aule del Palazzo di Giustizia di Milano il caso Lombardia Film Commission, l'inchiesta nata dalla compravendita di un capannone a Cormano e arrivata a delineare una rete di contatti e un flusso di denaro con protagonisti anche alcuni commercialisti vicini alla Lega. Si apre oggi davanti alla settima sezione penale il processo con rito ordinario all’imprenditore Francesco Barachetti.
Il 21 aprile invece inizierà il processo con rito abbreviato, davanti al gup Guido Salvini, per Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due contabili del Carroccio in parlamento finiti agli arresti domiciliari la scorsa estate insieme al collega Michele Scillieri, che ha già patteggiato. I reati contestati sono peculato e turbata libertà nel procedimento di scelta nel contraente.
Lombardia Film Commission: dalla compravendita di un capannone a Cormano ai presunti fondi neri
L'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pubblico ministero Stefano Civardi si è concentrata sul passaggio di mano dello stabile di Cormano, con cui sarebbero stati drenati, per l'accusa, 800mila euro di fondi pubblici. Il sospetto è che almeno una parte del denaro possa essere stata utilizzata per alimentare fondi neri per il partito, attraverso società ad hoc e conti bancari in Svizzera. Per il caso hanno già patteggiato, oltre a Scillieri, anche suo cognato Fabio Barbarossa e il presunto prestanome Luca Sostegni, arrestato a metà luglio mentre stava cercando di prendere un aereo per il Brasile.
La compravendita risale al 2017 quando Di Rubba era presidente e Scillieri consulente di Lombardia Film Commission, l'ente per la promozione del cinema sul territorio lombardo. La direzione di Lfc decise di cambiare sede, comprando lo stabile a Cormano per 800mila euro nonostante, stando a quanto emerso in seguito, non fosse agibile. A incassare la somma è stata l'immobiliare Andromeda, amministrata da Barbarossa, che aveva comprato a sua volta lo stabile dalla Paloschi srl. Una società, ora cancellata, il cui liquidatore era Luca Sostegni.
Barachetti, titolare di un’impresa di impiantistica elettrica e idraulica, è stato arrestato a novembre ed è accusato di concorso in peculato ed emissione di false fatture. Avrebbe ottenuto lavori da parte di Lega Nord, Lega Salvini Premier e Pontida Fin, l'immobiliare del partito. Dal canto suo, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe erogato denaro a favore del tesoriere della Lega Giulio Centemero (non indagato) e degli stessi Di Rubba e Manzoni. Inoltre una parte dei soldi sarebbe stata usata per operazioni immobiliari, come l'acquisto di due ville sul lago di Garda. Tra i canali di "passaggio" del denaro potrebbe esserci anche una fiduciaria panamense con sede in Svizzera e la fiduciaria Fidirev.
Regione Lombardia non sarà parte civile
La Fondazione Lombardia Film Commission ha deciso di costituirsi parte civile, rappresentata dall'avvocato Andrea Puccio, "al fine di ottenere l'eventuale ristoro dei danni patiti" nei due processi. Regione Lombardia invece ha deciso di non costituirsi privilegiando l'eventuale strada del giudizio civile. Una scelta che le opposizioni hanno criticato. La vicenda dell’acquisto del capannone da parte di Lombardia Film Commission "è sempre più chiara e sempre più imbarazzante per Fontana, per la Lega e per gli alleati di centrodestra", ha commentato la consigliera regionale del Pd Paola Bocci alla vigilia del processo. "Il rifiuto alla richiesta avanzata da noi e dal M5S di costituirsi parte civile nel processo contro i commercialisti della Lega e le persone che con loro hanno confezionato l’acquisto è l’ennesimo segnale di una volontà ferrea di ignorare fatti incresciosi e, ma sarà il giudice a dirlo, anche illeciti".
Il no delle Lombardia a costituirsi parte civile per il Movimento 5 Stelle si tratta di un "errore gravissimo". Per la consigliera regionale e presidente della Commissione regionale Antimafia Monica Forte "l'inerzia dell’ente pubblico regionale nell’azione di autotutela è un ulteriore danno per la collettività e un segnale da non sottovalutare: i cittadini vanno infatti rimborsati di eventuali danni materiali e danni d’immagine generati da uno scandalo che coinvolge l’uso di fondi pubblici". Eppure "questo processo era un’occasione ideale per dare un messaggio chiaro e serio ai cittadini di totale estraneità ai fatti contestati: la legalità si nutre anche del coraggio delle istituzioni di prendere le distanze da eventuali errori commessi".