Infermiera killer di Saronno, nuovo processo in appello: “Riesaminare le sue condizioni psichiche”
Nel corso del processo non è stata presa in considerazione la valutazione delle condizioni psichiche di Laura Taroni, l'ex infermiera dell'ospedale di Saronno, in provincia di Varese, condannata in appello a 30 anni di reclusione per omicidio con l'accusa di aver provocato la morte di suo marito, nel 2013, e di sua madre, nel 2014, con la complicità dell'amante, l'ex primario del pronto soccorso Leonardo Cazzaniga, condannato all'ergastolo anche per la morte di alcuni pazienti attraverso un cocktail di farmaci letali.
Da parte dei giudici di secondo grado ci sarebbe stata una "elusione integrale" del problema dello stato mentale di Taroni. Lo rileva la Prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha annullato la condanna della donna, pronunciata il tre luglio 2019, e rinviato il caso a un'altra sezione della corte di assise di appello di Milano.
Sarà quindi necessario ripete l'appello e condurre un nuovo esame sulle condizioni psichiche della donna, per capire se sia imputabile. "Alla censura sulla imputabilità di Laura Taroni, la Corte di assise di appello di Milano non rispondeva, nonostante su tale, decisivo, profilo valutativo fosse stata articolata una specifica doglianza dalla difesa dell'imputata", scrive la Cassazione. Taroni era stata sottoposta a una perizia che aveva escluso l'incapacità di intendere e volere, ma aveva riscontrato "la sussistenza di un disturbo della personalità".
Taroni e Cazzaniga erano stati arrestati nel novembre del 2016 nell'ambito dell'inchiesta "Angeli e demoni" che aveva portato alla luce i casi di pazienti deceduti in circostanze misteriose dopo l'arrivo al pronto soccorso, oltre alle morti sospette nella famiglia dell'infermiera.