“Inefficienza, sprechi, speculazione”: la lettera d’accusa dei medici alla sanità della Lombardia
"Denunciamo sprechi e mal funzionamento dell’apparato sanitario pubblico locale. La diretta conseguenza di ciò grava sulle nostre spalle, costringendoci ogni giorno a intubare e ricoverare in Terapia Intensiva decine di pazienti, esattamente come accadeva a marzo – aprile. La speculazione della sanità privata, con l’indiretta ma concorrente complicità della mala gestione sanitaria pubblica, è inaccettabile". Inizia così la lettera d’accusa a un intero sistema consegnata a Fanpage.it da un gruppo di professionisti che ha preferito firmare la segnalazione con una sigla solo in apparenza ironica: "Alcuni silenziosi artigiani dei servizi di anestesia e rianimazione della città metropolitana di Milano".
Il riferimento è a un’altra lettera, quella del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che il 5 novembre scorso ha inviato la missiva ai "medici, agli operatori sanitari e sociosanitari" lombardi chiedendo di "lavorare insieme e rapidamente" per sconfiggere "un nemico invisibile" che "è tornato a condizionare le nostre vite, ad esercitare pressioni sui nostri ospedali". Il governatore aveva scritto: "Abbiamo bisogno del vostro prezioso contributo di ‘silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza', per citare le parole di Papa Francesco”. A molti medici quella citazione non è piaciuta perché è sembrata una forma di captatio benevolentiae per tacere mancanze del sistema.
"Il tracciamento dei contagi è inefficiente"
"Con questa lettera vogliamo evidenziare e denunciare come le errate decisioni strategiche fin qui adottate dai nostri governatori, sordi ai richiami delle comunità scientifiche, siano concausa della attuale situazione di emergenza del territorio della città metropolitana di Milano. Oggi a Milano il sistema di tracciamento dei contagi è inefficiente e si riflette in uno spreco di risorse pubbliche enorme", si legge nella lettera che è in forma anonima perché gli autori (tanti) vogliono evitare personalizzazioni e soprattutto evitare richiami e minacce a chi si è esposto mettendo nome e cognome. Non paura, ma precauzione contro un mondo spesso vendicativo.
"I contatti da parte di Ats per la sorveglianza dei positivi sono in ritardo di settimane, arrivando al paradosso che i cittadini contagiati vengono contattati alla fine del periodo di isolamento domiciliare. Questa falla nel tracciamento lascia alla responsabilità individuale il compito di isolarsi e comunicare la propria positività ai contatti a rischio, senza alcun intervento effettivo da parte delle istituzioni. Tutto ciò ha delle conseguenze gravissime sul sistema sanitario regionale, sulla diffusione della pandemia e sulla salute dei cittadini. Non è possibile dichiarare che il sistema dei tracciamenti ha dei numeri non più sostenibili, se i tracciamenti non vengono effettuati correttamente. Sono stati fatti migliaia di tamponi la scorsa estate negli aeroporti per controllare i flussi di rientro (pratica per altro di dubbia utilità, in quanto presuppone che l’accesso prevalente ad un’area metropolitana come quella di Milano, sia limitato solo ad aeroporti o stazioni) eppure ora, non si è in grado di monitorare i focolai interni alla città".
"Non vengono seguite le linee guida dell'OMS"
Il punto centrale della lettera dei medici è dedicato al "contact tracing" (tracciamento dei contatti) e alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo le quali "quando viene applicato sistematicamente, il tracciamento dei contatti rompe le catene di trasmissione di una malattia infettiva ed è quindi uno strumento essenziale per la salute pubblica per controllare i focolai di malattie infettive". Ebbene, i medici firmatari scrivono che "le dichiarazioni dei vertici dell’Istituto superiore di sanità (Iss), prontamente rilanciate dalla dirigenza di Ats Milano in dichiarazioni pubbliche rilasciate poche settimane fa sono in contrasto con le raccomandazioni dell’Oms e delle società scientifiche nazionali e internazionali" perché "abbassare la sorveglianza epidemiologica in questa fase dell’epidemia è pericoloso e non giustificato per un ente di sanità pubblica quale l’Ats".
"L'app Immuni è inutile senza riscontro rapido di Ats"
Il problema, a detta dei firmatari, è che il numero di persone dedicate al contact tracing da parte di Ats è "evidentemente insufficiente" e questo contribuisce ad alimentare il "ritardo di settimane tra il riscontro di positività al tampone e il contatto telefonico, vanificano al 100 per cento l’utilità del tracciamento. A questo spreco di risorse si aggiunge quello dei fondi investiti dal governo per il tracciamento informatico tramite l’app Immuni. La positività al sistema può essere segnalata solo tramite l’operatore sanitario dell’Ats: finché l’Ats non contatta il positivo al tampone, la positività non può essere segnalata all’applicazione e dunque il sistema non è in grado di registrare gli spostamenti del positivo, vanificando totalmente l’utilità del tracciamento tramite app".
Speculazione e interessi economici, paga il cittadino
C’è poi la questione economica, non da poco conto. I medici fanno i calcoli: "L’inefficienza del sistema di identificazione e tracciamento da parte di Ats porta ad un incremento esponenziale dell’utilizzo dei servizi di screening privati (tamponi ed esami ematici sierologici) che colmano la mancanza di accessibilità ai servizi pubblici. Le famiglie milanesi a cui viene comunicato il contatto stretto con un positivo non hanno altra alternativa che rivolgersi a strutture private a pagamento (con costi fino a 130 euro per un tampone). La speculazione della sanità privata, con l’indiretta ma concorrente complicità della mala gestione sanitaria pubblica, è inaccettabile.
I fondi per la gestione dell’emergenza dovrebbero essere equamente suddivisi tra: il potenziamento dei sistemi di cura (ampliamento dei posti nelle terapie intensive e ottimizzazione delle misure a sostegno degli ospedali pubblici e del personale sanitario) e i sistemi di prevenzione. Non è ammissibile che passato quasi un anno dall’inizio dell’epidemia e dallo stato di emergenza imposto dal primo picco pandemico, non esista un sistema pubblico accessibile e rapido di prenotazione dei test di screening per la popolazione".
Infine, l’ultima stoccata ai vertici lombardi, a partire dal governatore: "Alla dirigenza della sanità pubblica lombarda sfugge che la cura a un fenomeno pandemico di questa portata è data primariamente dalla prevenzione, così come raccomandato dalle Linee Guida dell’Oms, mentre il trattamento dei malati è molto più complesso e dispendioso. La nostra impressione è che gli sforzi e gli investimenti riservati alla cura dei malati, non siano equamente bilanciati sul fronte della prevenzione".