Indagata la legale di Alessia Pifferi: “Gli avvocati non sono più liberi di aiutare persone o finiscono a processo”
"È una cosa veramente grave e preoccupante. Quindi gli avvocati non sono più liberi di assistere le persone perché altrimenti finiscono sotto processo?", così l'avvocata Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, ha commentato a Fanpage.it gli esiti dell'indagine a suo carico, condotta dal Pm Francesco De Tommasi, secondo il quale lei e lo psichiatra Marco Garbarini avrebbero messo in atto un "piano precostituito" per far credere che Pifferi fosse "affetta da ritardo mentale grave".
Le indagini, cominciate nel gennaio dell'anno scorso, si sono aperte parallelamente al processo di Alessia Pifferi, al termine del quale la donna è stata condannata in primo grado all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. Sotto la lente degli inquirenti sono finite sette persone, sospettate di aver aiutato Alessia Pifferi a fingere disturbi psichici per ottenere uno sconto di pena e per questo motivo accusate a vario titolo di reati che vanno dal falso alla falsa testimonianza, fino al favoreggiamento.
La replica dell'avvocata alle accuse del Pm
A questo proposito il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha parlato di un "‘piano' precostituito" che Pontenani e Garbarini avrebbero messo in piedi per far credere al perito nominato dalla Corte d'Assise di Milano che Pifferi era "affetta da un ritardo mentale grave" e almeno "parzialmente incapace di intendere e volere".
In particolare, lo psichiatra Garbarini avrebbe dato all'imputata "indicazioni" per simulare "disturbi psichici" nel corso delle attività della perizia. La stessa Pifferi avrebbe detto, durante un'intercettazione, di essere a conoscenza di un "piano". Secondo l'accusa, poi, la legale Pontenani avrebbe detto a Pifferi (che fu dichiarata capace di intendere e volere e condannata all'ergastolo) di "simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti" per sembrare "fuori di testa".
"Non si capisce perché avremmo dovuto fare una cosa del genere – ha detto l'avvocata a Fanpage.it – Un piano per che cosa? E quale sarebbe stato il vantaggio di favorire la Pifferi? Non è la figlia, la sorella, l'amante o la cugina di nessuno di noi. Forse perché abbiamo pensato che sia un persona che va aiutata? Il problema è che adesso chi potrebbe farmi da consulente visto che hanno indagato il dottor Garbarini?".
La richiesta di una nuova perizia psichiatrica
Secondo l'avvocata, infatti, le accuse rivolte dal Pm potrebbero ora compromettere la richiesta, fatta dalla legale, di una nuova perizia psichiatrica su Pifferi. Richiesta su cui si fonda il processo di appello alla donna che comincerà proprio tra pochi giorni, il 29 gennaio, nella corte di assise di appello del tribunale di Milano. "È una cosa molto grave e preoccupante, non solo per il fatto che arriva a tre giorni dall'appello, ma soprattutto per la modalità: adesso gli avvocati e i consulenti devono stare attenti a soddisfare i desideri dei publici ministeri altrimenti finiscono sotto processo? E se la corte di assise di appello mi concede la perizia, chi si farà nominare come consulente per la Pifferi, con il rischio di essere indagato? Devono avere tutti paura? Io lo trovo di una gravità estrema, ma la difesa non si fa intimorire".
Le dichiarazioni della "Mantide della Brianza"
Tra gli atti di indagine, il Pm cita infine anche le dichiarazioni di Tiziana Morandi, la cosiddetta "mantide della Brianza" che era detenuta in carcere insieme a Pifferi. Proprio lei avrebbe raccontato al Pm che Pontenani avrebbe detto "alla Pifferi" che "doveva fare la scema". "L'attendibilità della Mantide della Brianza? Parliamone – ha commentato l'avvocata – penso che il tribunale di Monza potrebbe riferire molto, sopratutto il pm che ha fatto il processo".