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Incontro Fontana-sindaci in Lombardia, Sala: “Non si ipotizza lockdown come marzo”. No a zone rosse

“Ad oggi lato Regione Lombardia non si ipotizza nemmeno lontanamente di andare verso un lockdown stile marzo e aprile e io lo condivido”: lo ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala dopo l’incontro tra i sindaci lombardi e il presidente Attilio Fontana. Nell’incontro, stando a quanto può riferire Fanpage.it, non si è fatto accenno ad alcuna possibile zona rossa né nel Milanese né in altre province più colpite.
A cura di Francesco Loiacono
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Nessun accenno a un'eventuale zona rossa a Milano o in altre province della Lombardia e nessun lockdown in stile marzo-aprile. Mentre si attende che arrivi la bozza del nuovo Dpcm che probabilmente decreterà restrizioni ancora più severe per la regione d'Italia più colpita dal virus – già inserita da Iss e ministero della Salute nello scenario 4 e che potrebbe rientrare nell'Area 3, quella più a rischio, nel nuovo Dpcm – nell'incontro che i sindaci dei capoluogo hanno avuto nel pomeriggio di oggi, lunedì 2 novembre, col presidente della Regione Attilio Fontana non è emersa alcuna indicazione della Lombardia verso misure restrittive differenziate a livello provinciale.

La situazione epidemiologica in Lombardia è definita abbastanza omogenea

Un incontro interlocutorio, l'ha definito una fonte a Fanpage.it, durante il quale sono stati presentati alcuni dati epidemiologici relativi alla situazione lombarda ma non sono stati fatti accenni alla possibile istituzione di zone rosse nelle aree della Lombardia al momento più colpite dal virus: Milano e la provincia, il territorio di Monza e della Brianza e la provincia di Varese. "La situazione epidemiologica in Lombardia è stata presentata come sostanzialmente omogenea, senza grandi differenze tra territori, a parte rimarcare come la situazione sia sostanzialmente più ‘leggera' per la zona di Bergamo".

L'incontro odierno sarebbe dovuto servire anche a capire se i provvedimenti già adottati, dal coprifuoco dello scorso 22 ottobre all'ultimo Dpcm entrato in vigore il 26 ottobre, avessero già prodotto alcuni risultati. Ma da quanto emerso gli esperti non sarebbero stati in grado di valutare apprezzabili miglioramenti a parte qualche leggero scostamento dei dati, in positivo, comunque non ancora definito. Si sarebbe anche indietro sulla valutazione di quei 21 parametri di rischio che, come detto dal presidente Conte e contenuto in un documento dell'Iss, servono per valutare gli scenari di rischio in cui si trovano le diverse aree del Paese e le relative misure da adottare. "La sensazione è che il presidente Fontana stia aspettando il nuovo Dpcm con le aree di rischio, ma non voglia prendere provvedimenti per quanto riguarda eventuali zone rosse", è quanto trapela dall'incontro.

Una sensazione che è stata poi confermata dal sindaco di Milano Beppe Sala: "Ad oggi lato Regione Lombardia non si ipotizza nemmeno lontanamente di andare verso un lockdown stile marzo e aprile e io lo condivido", detto Sala riferendo in Consiglio comunale proprio sulla riunione tra i sindaci e il governatore: "Fontana ha sottolineato, e di questo ne abbiamo parlato anche durante il fine settimana, che a nuove restrizioni deve corrispondere ristoro da parte del governo, indicando quanto e quando rispetto a chi viene chiuso". Una conferma delle perplessità di Palazzo Lombardia che Fanpage.it aveva già riferito dopo che Conte aveva parlato in tarda mattinata alla Camera.

Gori: Probabile ulteriore stretta, ma non si parla di lockdown

Le parole di Sala sono state confermate anche dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “Bene il metodo definito tra Governo e Regioni, ma non è chiaro quali misure vadano associate a livello locale ai diversi livelli di contagio e di saturazione delle strutture sanitarie: lo capiremo nei prossimi giorni – ha detto il primo cittadino bergamasco -. La situazione lombarda è tra le più critiche: siano tra i livelli 3 e 4, è quindi molto probabile un’ulteriore “stretta” delle relazioni sociali, anche se al momento non si parla di lockdown. L’importante è che siano automatici anche gli aiuti economici per le imprese e per i lavoratori cui si chiedono sacrifici per tutelare la salute pubblica".

Anche a Bergamo Rt si avvicina a 1,5: segnale che deve preoccupare

Il sindaco ha poi fatto un focus sulla situazione della propria città, che fu duramente colpita dalla prima ondata della pandemia: "Bergamo continua ad essere la provincia lombarda meno colpita ma anche qui l’indice RT è vicino a 1,5: un segnale che ci deve preoccupare e che al momento impedisce di immaginare misure più ‘leggere' rispetto al resto della regione. Ho l’impressione che i cittadini bergamaschi non abbiano del tutto compreso che anche qui rischiamo una moltiplicazione dei contagi, dei ricoveri e dei decessi; così almeno parrebbe a giudicare dalla gente in circolazione nel fine settimana, in città come nelle valli. Vanno ridotti i movimenti e i contatti sociali. Dobbiamo assolutamente fare in modo che RT scenda sotto 1. Per questo serve l’impegno di tutti: negli spazi pubblici, dove non è consentito nessun assembramento e le mascherine vanno sempre indossate correttamente, ma anche negli spazi domestici. I dati dicono che il 70% dei contagi avviene in famiglia: è quindi fondamentale proteggere le persone anziane anche in casa, se possibile usando la mascherina, mantenendo la distanza di almeno un metro e arieggiando spesso gli ambienti. Anche i contatti con persone diverse dai propri congiunti vanno ridotti il più possibile: riprenderemo a invitare gli amici a cena quando tutto questo sarà passato."

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