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Inchiesta urbanistica, l’ex assessore alla Casa Rabaiotti: “Dopo Bardelli? Il Piano Casa è la priorità”

Gabriele Rabaiotti, consigliere comunale della lista Sala ed ex assessore ai Lavori pubblici e alla Casa e poi al Welfare, ha commentato a Fanpage.it l’inchiesta urbanistica che negli ultimi giorni ha travolto Milano, le dimissioni di Bardelli e le ipotesi sulla successione.
A cura di Giulia Ghirardi
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Fonte: LaPresse
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L'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano negli ultimi giorni ha scombussolato profondamente gli assetti cittadini. Esempio lampante ne è stata la bufera scoppiata in occasione dell'ultimo Consiglio comunale durante il quale l'assessore Bardelli ha annunciato ufficialmente le proprie dimissioni dall'incarico dopo essere finito al centro delle indagini della procura per delle frasi contro la giunta pronunciate quando era ancora avvocato. Nonostante le polemiche dell'opposizione – che ha chiesto a gran voce e con tanto di cartelli le dimissioni del Sindaco Beppe Sala – su una cosa sono stati tutti d'accordo in aula: il Piano Casa di Bardelli deve andare avanti. E, proprio questo aspetto, sarà un fattore particolarmente rilevante nella scelta del successore assessore alla Casa.

Di tutto questo e altro, Fanpage.it ha parlato con Gabriele Rabaiotti, consigliere comunale della lista Sala ed ex assessore ai Lavori pubblici e alla Casa e poi al Welfare per il Comune di Milano.

Cosa pensa riguardo all'inchiesta urbanistica che ha travolto Milano negli ultimi giorni e che, tra l'altro, ha portato anche alla dimissioni dell'assessore alla Casa Guido Bardelli?

Sono due cose abbastanza separate e distinte, purtroppo incastrate. Per quanto riguarda Bardelli, non credo ci sia relazione tra il suo assessorato e quella eventuale vicenda. Per questo mi è spiaciuto molto che per quella storia passata abbia abbandonato un incarico pubblico dove stava facendo bene.

Per quanto riguarda, invece, la vicenda urbanistica, penso che se anche tutto fosse accaduto nel rispetto delle regole, regole per altro morbide e molto permeabili, ci sarebbero stati comunque problematicità. Quello a cui dobbiamo stare attenti è non produrre una città come quella che si è prodotta dentro quello schema di gioco, che è stato uno schema che ha molto premiato l'interesse privato e ha molto ridotto e indebolito la quota pubblica che deriva dalla trasformazione della città. Non dimentichiamo che la trasformazione privata è, infatti, chiamata a restituire alla città, al pubblico, in termini di oneri, di opere. È quello che chiamiamo prestazione pubblica o città pubblica. Se questo non avviene o avviene troppo poco rischiamo di avere una città molto polarizzata, fatta di pezzi che sembrano funzionare molto bene e che sicuramente costano tanto e gli altri che fanno molta fatica, dove si vive molto male. Dunque, secondo me, alcune polarizzazioni di Milano esistono anche in forza di un meccanismo che, pur nel rispetto delle regole, ha comunque generato una città che non può continuare a funzionare così. Quelle regole che non dipendono dal dibattito parlamentare vanno cambiate. Sono regole che costruiamo volta per volta e che hanno a che fare con i nostri strumenti di governo locale.

Ma, quindi, Bardelli ha fatto bene a dimettersi o doveva proseguire il mandato?

Io penso che Bardelli avrebbe potuto continuare il proprio mandato. Ho capito le sue ragioni, le comprendo, ma credo che aveva il sostegno e il supporto politico del consiglio e della giunta per poter procedere. Capisco, però, che in questa situazione sia molto difficile scegliere di andare avanti, così come è molto difficile scegliere di fermarsi.

Con le dimissioni dell'assessore si pone un problema. Cosa succederà al Piano Casa?

Proseguirà. Se la linea della giunta, ma anche dello stesso consiglio, ha validato questo Piano, bisogna fare in modo che vada avanti. Per altro dico una cosa di questo Piano. Ha avuto il coraggio di spingere in maniera forte sulla questione della locazione a prezzi accessibili, cosa che mediamente non viene fatta e quindi ritengo che questo sforzo e questa centratura sulla locazione accessibile sia il nodo di quel Piano e delle misure che devono essere prese a Milano. Rispetto alla questione Casa, la questione numero uno è quella dell'aumentare lo stock in locazione accessibile e dell'utilizzare in modo pieno il nostro patrimonio.

Il sindaco Beppe Sala ha dichiarato che il successivo assessore sarà una scelta politica "perché per una scelta tecnica ormai non c'è più abbastanza tempo". Cosa ne pensa?

Per l'assessorato non vedo distinzioni tra la scelta politica e la scelta tecnica. Deve essere una persona capace di fare questo mestiere. In alcuni casi, questa cosa la chiamiamo tecnica e in altri casi politica. Io dico solo che deve essere una figura che abbia il consenso e la fiducia della giunta e del consiglio, perché questo accorcia molti tempi, che sappia lavorare dentro quella macchina, perché altrimenti ora che impara, è finito il mandato. In più, deve avere chiaro che se l'obiettivo del Piano di Bardelli è quello della locazione, sposi questa causa. Sul resto, che sia un uomo politico e anche tecnico, va da se. Non trovo questa grande distinzioni in questo momento, ma ormai da un po' di tempo a questa parte tra la politica e la tecnica non c'è grande differenza.

Chi potrebbe essere una buona figura a ricoprire questo ruolo?

Sono un po' fuori dal gioco e dal circuito. Mi sembra che alcune figure abbiano lo standing di cui parlavo. Per esempio, Matteo Bolocan è una persona che mi piace molto, perché lo conosco, perché abbiamo lavorato insieme al Politecnico e so come è fatto, come si comporta, che tipo di metodo di lavorare ha. Non mi sento, però, di dire quello sì, quest'altro no. Tra i nomi che ho visto, mi sembra una figura che è politicamente molto sensibile, ma anche tecnicamente in grado e capace. L'altra cosa che mi sento di dire è che il successore non deve essere una persona che ha necessità di mettere la sua firma perché la partita è stata già scritta e disegnata, va semplicemente attuata. In alcuni casi troviamo gente che, una volta eletta, ha voglia di raccontare la propria versione e di ripartire da zero. Ecco, questo mi sembrerebbe deleterio in questo momento.

Ma se invece proponessero a lei di tornare a ricoprire questo ruolo?

Non lo so, mi viene un po' da ridere. In passato ho ricoperto diversi ruoli, sono stati anni un po' travagliati i miei. Non lo so, ci dovrei pensare. Da un certo punto di vista, è evidente che mi farebbe piacere perché vorrebbe dire che gli anni passati lì dentro non sono passati invano, però sono passati un po' di anni e la mia attenzione si è spostata anche altrove. Dovrei pensarci molto, dovrei pensarci.

Milano uscirà da questa bufera? Riuscirà "a buttare via le mele marce", come ha detto Sala, e ad andare avanti?

Io confido di sì, quello che mi verrebbe da dire al sindaco è che in questo momento serve un grande coraggio e quindi una forte accelerazione su delle decisioni che possono apparire anche impopolari, ma in questo momento credo che la città abbia raccontato a voce sufficientemente alta che questo tipo di meccanismo deve essere interrotto.

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