Inchiesta ultrà Milan e Inter, cosa sappiamo sui 19 arresti e cosa c’entra il bodyguard di Fedez
La Procura di Milano parla di vera e propria "deriva criminale" intorno allo stadio di San Siro. È quella dei vertici delle tifoserie ultrà di Milan e Inter, azzerati oggi dopo la maxi inchiesta condotta con la polizia di stato che ha condotto agli arresti 19 persone e portato a galla un mondo sommerso di estorsioni sui biglietti delle partite, richieste di "pizzo" per i parcheggi nei pressi del Meazza e "cartelli" tra Milan e Inter per la vendita di bibite e gadget, così come intimidazioni, risse e coinvolgimenti di vari esponenti della criminalità organizzata.
Tra i destinatari delle misure cautelari, così, spiccano i capi nerazzurri Andrea Beretta (già in carcere per l'omicidio di Antonio Bellocco, giovane rampollo di ‘ndrangheta che da tempo stava scalando posizioni all'interno della Curva Nord interista) e i milanisti Luca Lucci e Christian Rosiello, fido bodyguard di Fedez coinvolto nel pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino, avvenuto in via Marco Ulpio Traiano a Milano (zona Portello) lo scorso 22 aprile.
Pizzo, estorsioni e i rapporti con la ‘ndrangheta: cosa succedeva nelle curve di Milan e Inter
Grazie alle intercettazioni della Polizia, l’indagine ha ben presto portato a ricostruire come i tifosi fossero in grado di esercitare da tempo indebite pressioni e condizionamenti su allenatori, giocatori e esponenti dei due club milanesi. In primis sul mister dei nerazzurri Simone Inzaghi, coinvolto da Marco Ferdico (numero due della curva Inter dietro Andrea Beretta, erede del pluripregiudicato Vittorio Boiocchi) per ottenere più biglietti per la finale di Champions League del 2023 tra Inter e Manchester City, e sul calciatore Milan Skriniar, incontrato dal direttivo ultrà in un bar di San Siro come dimostrazione di potenza anche su materie estranee alla curva come il calciomercato.
Ma non solo. Un'intercettazione del 26 aprile 2024 tra gli ultrà milanisti Luca Lucci e Giancarlo Capelli, meglio noto come il "Barone", dimostra come la Curva Sud stesse spingendo sulla società rossonera per far arrivare in panchina Antonio Conte dopo Stefano Pioli. Nella telefonata, il primo fa presente al secondo di non sponsorizzare De Zerbi, visto che lui e altri stanno spingendo per l'allenatore ora al Napoli. "Ma Barone, stiamo premendo per Conte… sto facendo da quattro giorni robe con il Milan e mi vai a dire De Zerbi?".
Un'inchiesta sul sistema criminale delle curve che adesso fa tremare le alte sfere di Milan e Inter, a rischio commissariamento dopo l'apertura di un procedimento di prevenzione da parte della Procura milanese.
Le indagini della Dda, della squadra Mobile e della Sisco (Sezione investigativa del servizio centrale operativo) di Milano hanno infatti fatto luce sulle infiltrazioni mafiose nelle fila del tifo interista, confermate dal recente omicidio di Antonio Bellocco: per gli investigatori, è la chiara dimostrazione dell‘interesse della ‘ndrangheta nella gestione degli affari dello stadio.
Nell'indagine emerge inoltre anche il coinvolgimento di altre famiglie malavitose storiche del Milanese nella gestione degli affari e nella "protezione" ai vari schieramenti in continuo contrasto tra loro, soprattutto dopo la morte (ancora senza un respoonsabile) dell'ex capo interista Vittorio Boiocchi, ucciso a sangue freddo sotto casa nell'ottobre del 2022.
Chi sono gli ultras arrestati appartenenti alle curve di Milan e Inter
Sono tanti i nomi finiti al centro dell'inchiesta che ha fatto esplodere gli anelli di San Siro. Per quanto riguarda la tifoseria della Curva Nord dell'Inter, si trovano accusati a vario titolo l'erede di Boiocchi Andrea Beretta e il nuovo capo Renato Bosetti. Insieme a loro Marco Ferdico, numero due vicino al rampollo di ‘ndrangheta Bellocco, e il corista ufficiale Mario Nepi.
Per quanto riguarda invece la controparte, a finire agli arresti sono stati tra gli altri Luca Lucci, capo della Curva Sud del Milan, e il suo fedelissimo Christian Rosiello, ultrà rossonero e bodyguard del rapper Fedez.
Cosa c’entra Fedez e perché il caso degli ultrà si collega all’aggressione a Cristiano Iovino
Il tifo milanista, stando alle carte dell'inchiesta, viene infatti coinvolto anche in altre vicende giudiziarie come l'aggressione a Cristiano Iovino, "l'uomo del caffè" di Ilary Blasi che la notte del 22 aprile scorso viene picchiato da un commando di tifosi milanisti dopo una lite nel privé della discoteca The Club con il rapper Fedez (non indagato ma presente sul posto).
Giorni dopo interviene in difesa del personal trainer anche Tony Effe, ex membro della Dark Polo Gang amico di Iovino a Roma, che si mette in contatto con il "figlioccio" di Fedez Lazza. Della telefonata parlano Fedez e Luca Lucci, con cui il rapper pensa di fare affari nella commercializzazione della sua bevanda Boem al Meazza, durante le partite, e nell'acquisto del celebre locale milanese Old Fashion.
Indagato anche Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo
Anche Manfredi Palmeri si trova indagato in un filone dell'inchiesta sul mondo del tifo organizzato che ruota intorno a San Siro: il consigliere regionale, eletto nel 2023 come capolista della lista di Letizia Moratti, è sotto accusa con l'ipotesi di corruzione tra privati.
La Procura di Milano contesta oggi all'ex presidente del Consiglio comunale di Milano per la giunta Moratti (dal 2006 al 2011) di avere ricevuto presunti favori dall’imprenditore Gherardo Zaccagni e da Mauro Russo al fine di affidare alla società Kiss and Fly di Zaccagni (parte di un consorzio che ha in su concessione un contratto con M-I Stadio srl, la società compartecipata alla pari da Inter e Milan di cui Palmeri è stato manager) la gestione dei parcheggi intorno all'impianto sportivo milanese durante la stagione 2024 dei concerti.
Alla base dell’ipotesi ci sono due intercettazioni. In una, dove si accenna a una somma di 20mila euro in denaro contante. E ancora, intorno a metà dicembre 2023, l’imprenditore Zaccagni sembra parlare di un altro tipo di beneficio concesso al politico lombardo. Si tratta dell'opera dell'artista cinese Liu Bolin Duomo, Milano, 90 centimetri per 68 in sei edizioni limitate, ritrovato poi dai poliziotti proprio in casa di Palmeri. "Comunque gli ho comprato già il quadro eh! Sono 10mila di quadro", le parole di Zaccagni.