Inchiesta ultrà, il capo milanista Luca Lucci: “Mai fatto affari con la Curva Sud. Andavo a casa di Berlusconi”

Mai fatto soldi con i profitti illeciti di merchandising, parcheggi e biglietti, solo con la droga. I rapporti con i vertici del Milan? Ottimi e da sempre sempre trasparenti.
Sono le dichiarazioni di Luca Lucci, capo ultrà milanista arrestato nell'ambito della maxi inchiesta della Dda di Milano che ha azzerato i direttivi del tifo organizzato di San Siro, durante l'interrogatorio che si è tenuto ieri nell'aula bunker del carcere di San Vittore. Lucci, inoltre, è destinatario di due misure cautelari per droga e tentato omicidio ai danni di Enzo Anghinelli, risalente al 2019.
"Il fondo cassa della Sud è sempre stato gestito in modo trasparente. Con la società e i dirigenti ho sempre avuto buoni rapporti. All'epoca andavo anche a casa di Berlusconi per chiacchierare sul calcio, parlavo con Galliani", ha spiegato "Belva", che oltre alla gestione della Curva Sud del Milan portava avanti sia l'attività di imprenditore (sua la catena di barberie e tatuaggi Italian Ink), anche coinvolgendo rapper e personaggi dello spettacolo, sia quella di narcotrafficante: per la Guardia di Finanza di Pavia Lucci, che aveva contatti con la ‘ndrangheta dei Barbaro, in soli sei mesi tra il 10 settembre 2020 e il 3 marzo 2021 avrebbe guadagnato oltre 2,7 milioni di euro con la droga, operando soprattutto nel quartiere milanese della Comasina.
L'ex capo della Curva milanista, replicando alle domande dei suoi legali, ha spiegato quindi che i suoi affari illeciti non avrebbero mai avuto niente a che fare con il club rossonero, e non avrebbero potuto creare danni al Milan (che si è costituito parte civile con la Lega Calcio e Enzo Anghinelli). "Non ho mai fatto soldi non la Curva", ha ammesso in aula davanti alla gup Rossana Mongiardo. "Quelli li ho fatti con affari che non c'entrano niente". Negando quindi, come emerso nelle indagini di Guardia di finanza e polizia, alcun coinvolgimento all'interno di quel sistema consolidato di estorsioni, richieste di "pizzo" e irregolarità su vendita dei biglietti, gestione dei parcheggi, vendita di cibo, bevande e gadget ai tifosi.